ALESSANDRO SALEMI
Cronaca

Monza e l'architettura fascista: un viaggio tra storia e immagini segrete

Scopri la Monza del ventennio fascista con il volume di Albani e Gambaro, tra architettura e trasformazioni urbane.

Scopri la Monza del ventennio fascista con il volume di Albani e Gambaro, tra architettura e trasformazioni urbane.

Scopri la Monza del ventennio fascista con il volume di Albani e Gambaro, tra architettura e trasformazioni urbane.

Una Monza inedita e ricca di storia e architettura, tra città, Villa Reale e autodromo, si racconta con molte immagini segrete nel volume “Monza littoria. L’architettura nel ventennio fascista“. Una raccolta curata da Francesca Albani e Matteo Gambaro, docenti del Politecnico di Milano. I due studiosi hanno presentato l’approfondita analisi sull’architettura e l’urbanistica monzese nel periodo tra le due guerre allo Spazio Garibaldi con il Collegio degli architetti e ingegneri di Monza.

Il volume, corredato da moltissime foto d’autore recuperate dall’Archivio storico del Comune, mette in luce le dinamiche di un importante centro industriale come Monza dove processi urbani, già presenti nei decenni precedenti, portarono negli anni Venti e Trenta alla realizzazione di opere che determinarono profondi cambiamenti e trasformazioni, in parte inesplorate. Negli anni Venti furono abbattute le antiche costruzioni che sembravano di ostacolo e si diede avvio a un ampio piano di riqualificazione del centro storico, a partire dalla modifica dell’antica piazza del mercato nell’attuale piazza Trento e Trieste, dove fu costruito il nuovo Palazzo del Comune, su disegno dell’architetto Augusto Brusconi, e al centro della quale nel 1932 sorse il grande monumento dedicato ai Caduti della Prima guerra mondiale, per mano dello scultore Enrico Pancera.

In generale fu quello un periodo di ridefinizione di spazi pubblici, di progetti e costruzione di nuovi edifici (soprattutto parecchi palazzi del centro) e infrastrutture (del 1925 il nuovo piano regolatore). Sono numerose le strutture architettoniche completate o edificate in quegli anni. Oltre agli interventi già citati, su tutti si segnalano il palazzo in stile razionalista dell’ex casa Gil (Gioventù italiana del littorio) che risale al 1934 (poi divenuto Urban Center e sede attuale del teatro Binario 7), il Palazzo del Banco Ambrosiano (1926) di piazza Carducci (con modanature neo-rococò), il Palazzo della Banca di credito italiano di piazza Roma (1927), il Teatro Villoresi (completato negli anni Trenta), la sede dell’Ina (1935) di via Reginaldo Giuliani e come sculture, il monumento a Mosè Bianchi in piazza San Pietro Martire (1927) e la Fontana della Rane (1932) di piazza Roma, realizzata da Aurelio Mistruzzi.

Parallelamente la presenza di eventi internazionali come la Biennale delle Arti decorative riportarono le dinamiche urbane intorno alla Villa Reale, il cui Parco fu interessato da strategie per la definizione di spazi per il tempo libero ad iniziare dall’autodromo (1922) e dall’ippodromo (1922), per arrivare al Golf club (1928). Gli scritti presenti nel volume, per mano di diversi studiosi, affrontano alcuni dei maggiori contenuti della vicenda politica, sociale e culturale sviluppata in quegli anni a livello locale, restituendo la realtà di una città che, divenuta punto di riferimento per l’intera Brianza, ambiva ad assumere una visibilità nazionale e internazionale, condizione che in precedenza aveva lungamente assaporato per la presenza in Villa Reale dei francesi e degli austriaci, interrotta però dai Savoia dopo l’uccisione di Umberto I nel 1900 proprio a Monza.