Un contenitore di storia: questo è il Mulino Colombo, diventato ormai un museo che raccoglie tutti gli oggetti che appartenevano alle storiche famiglie di Monza. Fino al 1° ottobre c’è la possibilità di conoscere quello che era lo stile inconfondibile della prima metà del 1900 grazie alla mostra “La moda passa lo stile resta”.
Le prime testimonianze del mulino risalgono al 1700, quando compare sul catasto teresiano. L’associazione Museo Etnologico Monza e Brianza custodisce, ormai da 40 anni, oggetti di vario tipo come quelli legati alla vita quotidiana della casa e della scuola, o macchine industriali. Monza per tradizione, è famosa per i suoi cappelli. Le fabbriche ormai chiuse hanno donato al museo il macchinario utilizzato per la produzione. Il Mulino Colombo ospita all’interno tante collezioni e offre i suoi spazi a diverse mostre di antiquariato. "L’obiettivo è quello di raccontare la moda di un’epoca che nonostante tutto non è poi così lontana da quella di adesso", spiega Leonardo Tomasi, un giovane volontario. "Alcune cose sono estremamente attuali. Sono tutti oggetti donati dalle famiglie monzesi al museo, che hanno trovato nei loro armadi e che non usavano più", aggiunge. Scarpe, ciabatte, stivali che potevano finire nella spazzatura e che oggi raccontano la loro storia a chi non la conosce. "Con Ville Aperte, arrivano molte persone – sottolinea il volontario e continua – Vogliamo far vedere quello che ci è stato tramandato. L’interesse c’è, ma non vediamo molti giovani. Sarebbe bello sponsorizzarlo perché quando vengono rimangono piacevolmente colpiti. Senza sapere la storia non puoi crearti un futuro, ma forse è necessario iniziare a raccontarla diversamente. Dobbiamo trovare un modo per comunicare più adatto ai giorni nostri". Chi viene per la prima volta "si meraviglia", spiega Giuseppe Rossi dell’associazione MEMB. "Purtroppo il covid ha bloccato tutti. Sarebbe bello ritornare a collaborare con le scuole. Facevamo vedere ai bambi le proiezioni del mulino, collegandolo a diversi temi come l’acqua. Si mettevano qui, davanti a un proiettore e una signora raccontava loro la storia", conclude Rossi.
V.V.G.