Una presunta truffa sull’acquisto per diverse centinaia di migliaia di euro di pannelli fotovoltaici in gran parte non pagati e poi rivenduti. Il processo è appena entrato nel vivo ma è già destinato a finire in prescrizione perché i fatti contestati risalgono a 7 anni fa. Era il 2013 quando i carabinieri identificarono una quindicina di persone ritenendole responsabili di un raggiro messo in atto a livello nazionale di questi impianti allora innovativi e la loro ricettazione. Il sistema messo in atto sarebbe stato sempre lo stesso: le società costruttrici o che commercializzavano questi impianti fotovoltaici venivano contattate da sedicenti amministratori di aziende del settore per l’acquisto di partite di pannelli solari e accessori stipulando contratti con importi che variavano da 50 a 200mila euro, poi versavano un acconto pari solitamente al 20% e una volta ottenuto ciò che volevano, non pagavano il resto dell’importo. Le indagini, coordinate dalla Procura di Monza, erano partite dal ritrovamento di parte del materiale in alcuni capannoni in provincia di Monza e Milano. Nel 2016 la Procura ha chiuso le indagini, ma da allora sono trascorsi già 4 anni prima dell’avvio del processo. Complice la difficoltà a rintracciare molti degli imputati, che sono espatriati facendo perdere le loro tracce, causando ripetute ricerche e stralci per quelli non reperiti. L’altro giorno sono stati sentiti i primi testimoni, alcuni dei quali si sono costituiti parti civili. Come B.A., 62 anni, milanese amministratore di una società del settore.
"Abbiamo venduto pannelli fotovoltaici per un importo di quasi 200mila euro - ha raccontato - ma dopo il pagamento di un acconto del 20% e la consegna delle merce, l’acquirente ha fatto perdere le sue tracce. Non è successo soltanto con un contratto, ma più di una volta. Poi i carabinieri sono riusciti a recuperare e restituirci parte della merce, ma siamo ancora fuori di 80-90mila euro". Si torna in aula il 24 settembre, con la prescrizione che ormai incombe.
S.T.