DARIO CRIPPA
Cronaca

Napoleone, la Corona Ferrea presa a Monza e l’incoronazione a Re d’Italia in Duomo

Nel bicentenario della morte del condottiero, la ricostruzione del complesso cerimoniale e il progetto segreto di rubare il gioiello

Napoleone in una ricostruzione in costume alla Villa Reale

Monza, 30 maggio 2021 - È una bella domenica di maggio, il sole splende alto nel cielo, i tepori della primavera scaldano l’atmosfera. Il cielo è azzurro come soltanto in Lombardia in certe giornate. La gente, che gremisce le strade del centro di Milano sin dalle prime ore del mattino, sembra accordare il proprio animo al clima di festa. In piazza del Duomo gli spazi si riempiono rapidamente.

Il 26 maggio 1805 è un gran giorno. Tutti sanno che arriverà un piccolo, grande uomo (conquistatore, usurpatore, pacificatore?), si chiama Napoleone Bonaparte e cingerà la corona più importante: quella che da secoli incorona i Re d’Italia. La Corona Ferrea, così chiamata perché al suo interno c’è un chiodo che si ritiene fu utilizzato per crocifiggere Gesù, abitualmente sta a Monza, nella Basilica di San Giovanni. In fondo, è stata Teodolinda, la regina dei Longobardi, a portarla a Monza secoli prima. Est sedes Italiae regni Modoetia magni . Da allora, chiunque si sia voluto proclamare re d’Italia ha deciso di cingerla: a Monza, a Milano, a volte in entrambe le città. Persino Carlo Magno, nella notte di Natale dell’800, ha consacrato il proprio impero così. L’ultimo sovrano a usarla, tre secoli prima, era stato Carlo V d’Asburgo. Ma ora tocca a Napoleone. L’autoproclamato imperatore ha conquistato l’Italia e sa che soltanto cingendo quella corona potrà affermare il proprio regno. Il complesso cerimoniale è cominciato quattro giorni prima, il 22 maggio. Ci sono documenti che lo descrivono soffermandosi anche sugli addobbi e gli arredi da allestire in Duomo, dalle stoffe di cremisi gallonate d’oro e d’argento ai 40 lampadari per illuminare la chiesa fino ai 25 gradoni che bisognerà ascendere per raggiungere il trono. Tutto è iniziato a Monza, quando un Maestro di cerimonie si è portato in città con tre carrozze di sua Maestà l’imperatore, scortato da 50 uomini a cavallo per “fare la ricerca della Corona ferrea”. Dopo averla presa in consegna, il corteo è ripartito da Monza lo stesso giorno seguendo un ordine prestabilito: sei guardie d’onore di Milano a cavallo, 25 uomini della Guardia Italiana a cavallo, una carrozza su cui viaggiano due uomini del Corpo municipale di Monza. Un’altra carrozza sulla quale viaggiano due Fabbricieri e due Canonici della basilica di Monza. Un’altra porta il Presidente del Corpo Municipale di Monza, il Sindaco de’ Fabbricieri, l’Arciprete di Monza e i Maestro di cerimonie di sua Maestà. La presenza dell’Arciprete di Monza è fondamentale. Come stabiliscono i protocolli, l’incoronazione del sovrano d’Italia sarà effettuata dall’Arcivescovo di Milano. Ma, in caso di impedimento di qualsiasi genere, l’unica altra persona autorizzata a sostituirlo è proprio l’Arciprete di Monza. La Corona Ferrea si trova proprio a bordo di quest’ultima carrozza, a fianco dell’Arciprete. Gli uomini della Guardia francese a cavallo e 12 abitanti di Monza scelti dal Corpo municipale scortano a cavallo la Corona e marciano alle portiere della carrozza. In origine, l’incoronazione era prevista per il giorno successivo all’arrivo della Corona a Milano, ma impedimenti di vario genere hanno costretto a rinviare la cerimonia. Deposta sull’altare maggiore, la corona viene dunque custodita giorno e notte dai giovani monzesi prescelti. Sono lì anche per un altro motivo, probabilmente. Per sorvegliarla. Napoleone ha infatti in mente di appropriarsi della corona dopo la cerimonia. Lo dice anche al principe Eugenio di Beauharnais, primo figlio di Giuseppina, moglie di Napoleone: "Voi intanto restate a Monza e disponete le cose in modo da poter sempre avere in possesso la corona ferrea e portarla via senza che si sappia". Non andrà così. Il giorno della cerimonia le campane della città suonano a festa, le artiglierie sparano a salve. Alle undici e mezza arrivano la moglie di Napoleone, Giuseppina, e la sorella minore Elisa Bonaparte Baciocchi. Vanno a sedere su una tribuna dorata per godersi il corteo, che comincia a sfilare poco dopo: davanti ci sono rappresentanti della Guardia francese e italiana, scortati da araldi, paggi, maggiordomi. Subito dopo alti prelati e rappresentanti delle Istituzioni portano gli Onori di Carlo Magno e poi d’Italia: la corona, lo scettro, la Mano della giustizia (un bastone sormontato da una piccola mano d’oro nell’atto di giurare, simbolo del supremo potere giudiziario), la spada. Infine arriva Napoleone: con la mano regge lo scettro e la Mano della giustizia, sul capo porta la corona imperiale, sulle spalle il manto regio di velluto verde. Dopo di lui una folla di grandi ufficiali civili e militari dell’Impero e del Regno. Alla porta del Duomo ad attenderlo c’è il Cardinale Giovanni Battista Caprara Montecuccoli con sedici vescovi e dieci vicari delle sedi vacanti. Napoleone, sotto un baldacchino, viene accompagnato al trono, mentre nella chiesa risuonano marce e cori trionfali, eseguiti da oltre 250 strumentisti. Poi tutto tace. I grandi ufficiali del regno depongono sull’altare le proprie insegne, spada, scettro e il cardinale le consegna all’imperatore. Napoleone porge allora la spada al principe Eugenio, futuro viceré.

Il momento è solenne, il silenzio avvolge la chiesa, ed è allora che Napoleone, accostatosi all’altare, prende finalmente la Corona Ferrea e se la mette sul capo. Da solo, senza farsi incoronare dall’Arcivescovo. E pronuncia parole destinate a entrare nella storia: "Dio me l’ha data, guai a chi la tocca". Ancora una volta, come era già stato l’anno prima a Parigi per l’incoronazione a imperatore, Napoleone ha deciso di fare da solo, per proclamarsi il più grande, senza riconoscere alcuna autorità al di sopra della propria. Dopo l’incoronazione viene finalmente celebrata la Messa, finita la quale il sovrano pronuncia sul Vangelo la formula del giuramento. Allora il capo degli araldi può annunciare: "Il gloriosissimo ed augustissimo imperatore e re Napoleone è incoronato e intronizzato. Viva l’imperatore e re!". Il popolo prorompe in un boato rispondendo: "Viva l’imperatore e re!", mentre salve di artiglieria annunciano la buona riuscita dell’incoronazione. Dopo il Te Deum , il corteo può finalmente fare ritorno alla reggia, dove viene servito il pranzo di gala. Nel pomeriggio Napoleone si recherà a S. Ambrogio, dove viene cantato ancora una volta il Te Deum a cui fa seguito la festa, con corse di fantini, balli, voli di palloni aerostatici. Napoleone Bonaparte sarà l’ultimo dei sovrani italiani a essere cinto con la Corona Ferrea. Lo stesso Napoleone descrive così la giornata: "L’incoronazione è stata celebrata ieri con molta pompa. La chiesa era molto bella.

La cerimonia è riuscita bene come a Parigi, con la differenza che il tempo era splendido. Prendendo la corona di ferro e mettendomela in testa ho aggiunto queste parole - Dio me l’ha data e guai a chi la tocca -. Mi auguro che sia una Profezia". Contrariamente ai suoi desideri, il dominio napoleonico sul territorio italiano non durerà a lungo. Dieci anni dopo, nel 1815, la controffensiva austriaca toglierà Milano dalle mani di Napoleone causando il crollo del Regno.