È accusato di essersi impossessato in 8 anni di quasi 700mila euro da oltre 20 palazzi in provincia di Monza e Brianza di cui teneva la gestione. Un amministratore di condomini, M.C., 49enne residente a Seveso, è finito agli arresti domiciliari per appropriazione indebita. I militari del Comando provinciale della guardia di finanza di Monza hanno dato esecuzione, su delega della Procura brianzola, alla misura cautelare degli arresti domiciliari, disposta dal gip presso il Tribunale del capoluogo, nei confronti del 49enne e hanno anche eseguito un provvedimento di sequestro preventivo finalizzato alla confisca di denaro e disponibilità finanziarie per quasi 700mila euro, pari all’ammontare del presunto profitto illecito. L’indagine è nata da una serie di denunce-querele sporte da diversi professionisti, da cui sono emerse ipotesi di ammanchi ingiustificati e, talvolta, casi di falsa rappresentazione delle situazioni condominiali ereditate. Le investigazioni patrimoniali e finanziarie, effettuate dai militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria, hanno consentito di ricostruire che l’indagato avrebbe drenato il denaro dai conti correnti dei condomini attraverso trasferimenti di denaro su propri rapporti bancari, ingiustificati prelievi e disposizioni di pagamento a favore di soggetti terzi.
Non è stato facile, prima per i condòmini finiti nel raggiro e poi anche per i finanzieri al comando del tenente colonnello Andrea Bello, scoprire il presunto amministratore infedele. Perché il 49enne avrebbe agito con piccole, costanti e continue azioni di un preciso, almeno secondo gli inquirenti, piano criminoso. Gli ammanchi nelle casse dei condomini erano di lieve entità ma ripetuti nel tempo. E non destavano apparentemente sospetti. Secondo la ricostruzione delle vicende che hanno visto susseguirsi più di 20 denunce di inquilini o nuovi amministratori di condomini nell’area di Seregno, Desio e Monza, M.C. presentava gli interventi da eseguire documentandoli regolarmente nel corso delle assemblee condominiali: c’era da mettere mano al portafogli per la manutenzione dell’ascensore o del giardino, o ancora per adeguare l’impianto elettrico. Era quando riceveva l’ok e i soldi finivano nelle casse condominiali che il 49enne ne avrebbe disposto a suo piacimento. Alcuni lavori stabiliti non partivano e quando gli inquilini gliene chiedevano conto sarebbe stato bravo a inventarsi giustificazioni plausibili per i ritardi a carico dei fornitori, che invece si è scoperto che non erano stati mai neanche contattati. In altre occasioni invece sarebbero arrivati decreti ingiuntivi da parte di aziende che i lavori li avevano eseguiti ma non erano stati pagati.