Da Don Giovanni a Re Lear, al “Giardino dei ciliegi“ di Anton Cechov, al teatro canzone di Neri Marcorè in omaggio a Fabrizio De André. Diversificata e poliedrica la stagione 2024/2025 del Teatro Manzoni di Monza. Otto spettacoli compongono la sezione Grande Prosa, a cui poi si aggiungeranno gli Altri Percorsi e le proposte fuori abbonamento. Il tutto verrà presentata a fine settembre.
"Per la Grande Prosa – anticipa la direttrice artistsica Paola Pedrazzini – ho puntato sulla qualità artistica, denominatore comune di un’offerta teatrale diversificata e polifonica nei generi drammaturgici e nelle messinscene, che alterna grandi classici (Re Lear, Il giardino dei ciliegi) anche in versione rielaborata (Don Giovanni, Iliade, “Arlecchino?“) a spettacoli di nuova drammaturgia (Boston Marriage, Buona novella), sempre con artisti di rilievo della scena contemporanea (da Elio De Capitani a Marco Baliani)".
Arturo Cirillo porta in scena l’iconica figura di don Giovanni e racconta questo mito. Il Teatro dell’Elfo insieme al Teatro Stabile dell’Umbria raccontano Re Lear, in uno spettacolo di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia, con Elio De Capitani che commentano: "Re Lear ci tocca da vicino, perché è il racconto di uno dei viaggi più strazianti dell’uomo verso la sua vera essenza". Presentato in prima assoluta al Festival dei due mondi, arriva a Monza “Il Giardino dei Ciliegi“ di Anton Cechov, il nuovo spettacolo di Leonardo Lidi. Raccontando la complessità umana e i suoi paradossi, ci ricorda che senza i dubbi non potremmo sopravvivere e che, soprattutto quando si parla di teatro, senza il dubbio, la creatività perde appetito. Rocco Papaleo è protagonista de “L’Ispettore generale“ di Nikolaj Gogol, uno dei più grandi capolavori della drammaturgia russa. Scritta quasi duecento anni fa, ma tragicamente più attuale di quanto si possa immaginare, rivive oggi grazie alla regia di Leo Muscato.
Neri Marcorè si confronta con Fabrizio De André ne “La Buona Novella“, uno spettacolo di teatro canzone che fa rivivere sul palcoscenico l’omonimo album, pubblicato dall’autore nel 1969. Marcorè e il drammaturgo e regista Giorgio Gallione rinnovano un lungo sodalizio artistico nel nome del grande cantautore genovese, portando in scena il suo primo concept album, costruito quasi nella forma di un’opera da camera, per dar voce a molti personaggi.
“Boston Marriage“ è tratto dal romanzo di David Mamet, una prova per grandissime attrici come Maria Paiato e Mariangela Granelli, che giocheranno insieme a Ludovica d’Auria questa bizzarra partita all’ultimo sangue, per smascherare ogni convenzione riguardo l’amore. Produzione Centro Teatrale Bresciano, Teatro Biondo di Palermo, regia di Vittorio Sangati
“Arlecchino?“ che Andrea Pennacchi porta in scena (scritto e diretto da Marco Baliani) non ne azzecca una, è goffo, sovrappeso, del tutto improbabile, ma è in buona compagnia: gli altri attori, come lui assoldati con misere paghe, sono a suo pari debordanti, fuori orario, catastroficamente inadeguati.
“Cantami, o diva, del Pelide Achille /l’ira funesta che infiniti addusse /lutti agli Achei…“: chi non conosce i primi versi di uno dei capisaldi della cultura occidentale. Incentrata sulla guerra di Troia, “L’Iliade, il gioco degli Dei“ offre ad Alessio Boni e al suo gruppo “Il Quadrivio“ l’occasione di osservare lo strano mondo delle divinità classiche, dei miti più antichi e della guerra di tutte le guerre. In quel mondo arcaico dominato dalla forza, dal Fato ineluttabile e da dei capricciosi non è difficile specchiarci e riconoscere il nostro.
Cristina Bertolini