REDAZIONE MONZA BRIANZA

"Non ci fu rivolta, assolvete i 6 islamici"

La pubblica accusa scagiona i musulmani imputati di resistenza a pubblico ufficiale verso i carabinieri

"Non è stata una rivolta contro i carabinieri ma la reazione allo scompiglio per essere stati rinchiusi in un luogo affollato con i bambini che si sono spaventati". Per questo motivo la Procura chiede l’assoluzione dei sei islamici imputati di resistenza a pubblico ufficiale e lesioni dopo un controllo nella ex moschea alla Bareggia di Macherio all’interno dei locali di una onlus denominata ‘Pace’ gestita da un italiano. Per loro l’accusa è quella di avere opposto resistenza ai carabinieri che nel luglio del 2015 si erano recati al centro di preghiera islamico (in seguito chiuso dopo presunte violazioni dell’obbligo di non affollare il locale, adatto a un massimo di 15 persone) per un controllo e di avere anche causato lievi lesioni ad alcuni dei militari intervenuti. "Era la sera prima della fine del Ramadan e nel centro islamico c’era una sessantina di persone - ha sostenuto la viceprocuratrice onoraria che rappresenta la pubblica accusa al processo al Tribunale di Monza -. I militari per identificarli hanno chiuso il portone e i presenti, alcuni anche con i bambini in braccio, si sono spaventati e spingevano e alzavano la voce perché volevano uscire, anche perché nel piccolo locale entrava il gas di scarico di un’auto rimasta accesa. Inoltre i sei imputati sono quelli che spontaneamente si sono presentati in caserma per chiarire la situazione e che sono stati identificati". "Se invece di una moschea fosse stata una chiesa avremmo gridato all’offesa alla religione - ha sostenuto uno dei difensori degli imputati, l’avvocato Maurizio Bono - La verità è che è stato commesso un abuso nei controlli, sono stati trattati come se fossero dei terroristi". Una tesi già adombrata al dibattimento dall’allora imam del centro islamico, secondo cui erano loro le vere vittime a causa di una presunta avversione nei confronti del mondo islamico: "Non abbiamo mai fatto niente di male, ci riunivamo per pregare e per celebrare le nostre festività - aveva dichiarato in aula - Se la nostra religione prevede che ci inginocchiamo a pregare in determinati momenti, se capita anche ai giardinetti del supermercato, potrà essere considerato strano per chi non è musulmano, ma non facciamo male a nessuno. Anche gli inquilini accanto alla moschea si sono sempre lamentati. Quando i militari sono entrati e ci hanno chiesto i documenti, nessuno si è opposto. Abbiamo solo chiesto di uscire per strada perché eravamo chiusi dentro e i bambini si sono spaventati". "Erano già venuti altre volte i carabinieri a chiederci i documenti.

Ma quella volta eravamo in tanti per il Ramadan, stavamo pregando e ci hanno chiusi tutti dentro per identificarci, faceva caldo e i bambini hanno iniziato a piangere e urlare", ha confermato un testimone. Il giudice Guglielmo Gussoni ha rinviato il procedimento al 24 novembre.

Stefania Totaro