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La famiglia vuole combinare le nozze: ragazza pakistana salvata dai professori

Gli insegnanti hanno notato segni di autolesionismo sul corpo della giovane: da qui la segnalazione e la scoperta del piano. Il pm aveva chiesto l’archiviazione, il gip ha disposto l’imputazione coatta per genitori e fratello maggiore

Un'aula di tribunale a Monza (Archivio)

Un'aula di tribunale a Monza (Archivio)

Seregno, 22 gennaio 2025 – “Io non sarei riuscita a sottrarmi, avevo tutti contro, anche mia zia che vive a Londra. Mi dispiace per i miei familiari che mi hanno sempre trattato come una principessa, ma io non accetto un matrimonio combinato”.

Con queste parole una ragazza pakistana di 18 anni ha descritto ciò che stava vivendo a casa sua a Seregno quando ha cercato di opporsi al matrimonio forzato con un cugino di 21 anni, che i suoi genitori volevano imporle con la complicità del fratello maggiore.

Un piano articolato

Ora per tutti e tre si è aperto il processo al Tribunale di Monza con l’accusa di tentata induzione al matrimonio. Il Comune di Seregno si è costituito parte civile al dibattimento, che entrerà nel vivo a febbraio con le prime testimonianze. Da quando aveva 13 anni, è emerso, la famiglia della ragazza stava lavorando a questa unione, nonostante lei non fosse d’accordo.

“Potrai studiare e fare quello che vorrai, ma solo se sposi lui”, le parole dei genitori. A capire che qualcosa non andava sono stati gli insegnanti della ragazza, i quali hanno notato segni di autolesionismo sul suo corpo e hanno allertato i servizi sociali. Il progetto di matrimonio combinato sembrava accantonato fino al 2022, quando il padre parla di preparativi e alla giovane vengono prese le misure per l’abito nuziale.

A febbraio 2023 una telefonata fra il padre e lo zio in cui lo zio si lamenta dell’ostilità di sua figlia all’idea di contrarre a sua volta un matrimonio forzato. È in quel momento che la ragazza sente le parole del papà: “Se si oppone chiama me...ci penso io con due colpi. Non importa se vado in carcere”.

La mossa della giovane

A quel punto la giovane ha chiesto di essere trasferita in una comunità protetta per sottrarsi alle nozze e da allora non ha più voluto avere contatti con la sua famiglia. “Sono contenta che il giudice abbia manifestato sensibilità per questi temi - ha detto l’avvocato Lucilla Tassi che rappresenta il Comune di Seregno che ha preso in carico la giovane - lei ora è in una località protetta, dopo aver ricevuto ampio sostegno dai servizi sociali e si merita il futuro che desidera”. La Procura di Monza aveva chiesto l’archiviazione della vicenda.

“La scelta della famiglia di organizzare il suo matrimonio non è mai stata caratterizzata da metodi costrittivi o minatori, ma quelli di trattarla come una principessa e darle un futuro migliore, seppur la giovane ha sempre sentito le scelte familiari frutto della loro appartenenza culturale come lesive della sua libertà”, sosteneva il pm. Ma la gip monzese Angela Colella aveva disposto per i familiari della ragazza l’imputazione coatta.