Brugherio (Monza e Brianza), 19 luglio 2018 - Alla fine, attorno a lui i carabinieri di Monza avevano fatto terra bruciata. Non era riuscito a fuggire all’estero, non aveva più il becco di un quattrino e tutti i suoi contatti erano sotto la lente di ingrandimento degli investigatori. Fino a quando, dopo aver vagato fra Monza, Milano e l’hinterland milanese, non ha compreso che era meglio mettere la parola fine alla fuga. E così, dopo essersi consultato col suo avvocato, mercoledì alle 19 si è presentato alla Stazione dei carabinieri di Affori, a Milano. E si è costituito. Termina così dopo circa 67 ore la latitanza di Endrit Memaj, l’albanese di 29 anni autore lunedì notte del ferimento di un proprio congiunto, lo zio moldavo della moglie, un uomo di 36 anni. Tutto era accaduto intorno alla mezzanotte, quando le due coppie (da un lato il padrone di casa albanese e la moglie col figlio di 7 mesi, dall'altro lo zio moldavo e la rispettiva consorte) erano rincasate a Brugherio, in una casa di cortile di via Cavour 15, in centro. Fra Memaj e la moglie era in corso però una lite furibonda, e lo zio si era intromesso per tentare di difendere la nipote.
Endrit Memaj però, descritto anche dai vicini come persona di indole particolamente rabbiosa, aveva reagito male, estraendo una pistola, detenuta peraltro illegalmente, e aveva sparato, colpendo all’addome lo zio acquisito. Lo aveva colpito all’addome, poco al di sopra dell’ombelico. Quindi, era salito sull’Alfa Romeo 159 di proprietà del fratello e si era dato alla fuga, portandosi dietro la pistola. Pistola di cui al momento non c’è ancora traccia, mentre la vettura usata nella fuga è stata già posta sotto sequestro. Le condizioni dell’uomo ferito, ricoverato in prognosi riservata nel raparto di terapia intensiva dell’ospedale San Gerardo di Monza, sembrano in lieve miglioramento. L
’albanese, lavori saltuari come operaio, precedenti penali per reati contro il patrimonio e spaccio di sostanze stupefacenti, dovrà ora rispondere dell’accusa di tentato omicidio. Poche ore prima che decidesse di ascoltare i consigli del proprio avvocato e di andarsi a costituire, la Procura di Monza aveva spiccato nei suoi confronti un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. L’uomo è ora dietro le sbarre del carcere di San Vittore.