
Il centro della mano del San Gerardo è un’eccellenza lombarda (Radaelli)
Monza, 10 febbraio 2015 - Era un controsenso. Un assurdo paradosso. Al San Gerardo, l’ospedale dei miracoli che ha regalato una nuova vita a una casalinga con un doppio trapianto di mani, di notte, nei fine settimana e nei giorni di festa non c’era nessuno per le emergenze. Infortuni o incidenti dovevano inevitabilmente essere dirottati su altri pronto soccorso, a cominciare dalla Multimedica di Sesto San Giovanni. Adesso, però, grazie al successo del trapianto e della ricerca (che sta riscuotendo l’interesse di tutto il mondo scientifico) sull’utilizzo delle cellule staminali per ridurre al minimo i rischi di rigetto, l’ospedale ha deciso di investire nel reparto di Chirurgia della mano guidato da Massimo Del Bene. Attivando la reperibilità di due medici (su un’équipe di 9, nell’attesa dell’arrivo di un ulteriore rinforzo) che, a turno, rispondono alle emergenze 24 ore su 24, tutti i giorni dell’anno.
Un passo che potrebbe portare un reparto da oltre 3.200 interventi all’anno fra chirurgia plastica, della mano e microchirurgia, a diventare un vero e proprio Centro trapianti di arto che sia riconosciuto come punto di riferimento non soltanto lombardo ma pure nazionale. Sulla carta, peraltro, sarebbe già previsto. L’impegno lo aveva preso la stessa Regione Lombardia nel 2005, scritto nero su bianco in un Accordo di programma proprio per fare della Chirurgia della mano un reparto autonomo, con un pronto soccorso dedicato e una squadra trapianti. Da allora, però, nulla è stato ancora fatto. In ogni caso la durata trentennale dell’accordo e il cantiere di completa ristrutturazione dell’ospedale San Gerardo in fase di realizzazione potrebbero essere l’occasione per dare un seguito alle parole di Alessandro Nanni Costa, direttore del Centro nazionale trapianti dell’Istituto superiore di sanità, subito dopo l’ultimo trapianto bilaterale di mani, cinque anni fa: «Un intervento straordinario per la sua complessità, eseguito da un gruppo che ha dimostrato una capacità chirurgica elevatissima, in un ospedale di grandissime professionalità». Un gruppo che, peraltro, è in attesa di ottenere il via libera definitivo da parte del Consiglio superiore di sanità per un secondo trapianto bilaterale di arti superiori su un trentenne moldavo che all’età di 15 anni ha perso mani e parte delle braccia a causa di una scarica elettrica.
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