DARIO CRIPPA
Cronaca

Il padre del trapper Jordan Jeffrey Baby arrestato: "Mio figlio razzista? E' mezzo Sinti"

Visita in carcere al giovane accusato di rapina aggravata dalla discriminazione. Papà Roberto racconta luci e ombre del ragazzo abbandonato dalla madre nomade

Il trapper Jordan Jeffrey Baby

Monza - «L’ho abbracciato, è stato spontaneo… È mio figlio, un c... magari, ma gli starò sempre vicino, mi mangia il cuore". Roberto Tinti, 53 anni, esce provato dalla casa circondariale di Monza, dove mercoledì ha incontrato per la prima volta dal 11 agosto scorso suo figlio Jordan. Il trapper di 25 anni accusato della rapina in concorso aggravata da discriminazione razziale.

"Ecco, sui fatti ovviamente non posso dire nulla perché non ero presente, ma nutro dubbi sul razzismo. Mio figlio ne è sempre stato lontano anni luce come il sottoscritto: sua madre era una nomade, una sinti; il nostro vicino di casa, un ivoriano, due giorni prima del fattaccio alla stazione di Carnate era stato a casa nostra perché il nostro rubinetto perdeva e ci aveva aiutati. Mio figlio ha sempre chiacchierato con lui senza problemi, ogni tanto il nostro vicino ci mandava anche qualche specialità del suo Paese da assaggiare… insomma, il razzismo non appartiene per nulla a Jordan".

Come lo ha trovato?

"Abbastanza bene, per quanto è possibile per chi è in carcere. In un ambiente protetto, visto che mio figlio è a rischio di ritorsioni da parte di altri detenuti" (al suo arrivo a Sanquirico era stato insultato e gli avevano lanciato una caffettiera, ndr )

Suo figlio cosa dice di quanto accaduto?

"Mi ha detto che è tutto in quel video che ha messo su internet, sostiene che non hanno mai messo le mani addosso alla vittima, hanno litigato, lui ha abbandonato bici e zaino e si è messo a correre".

E Lei che idea si è fatto?

"Che mio figlio e il suo amico hanno fatto tutte quelle cazzate soltanto per acchiappare qualche like, per guadagnare quel famoso quarto d’ora di celebrità di cui parlava Andy Warhol. Se lo potevano risparmiare, come tante altre cose sciocche ed errori che hanno fatto in passato".

Suo figlio ha avuto diversi guai con la Giustizia.

"Appunto, come quando ha urinato sul verbale della polizia. Io l’ho sempre rimproverato, ‘cosa stai facendo?’ gli dicevo, ma lui mi rispondeva ogni volta: “Tu vivi in un altro mondo, sei di un’altra generazione”...".

Vero?

"Forse in parte sì. Sua madre se ne è andata quando lui aveva un anno e mezzo e Jordan è cresciuto con l’assenza di una figura femminile, anche se io ho sempre cercato con le mie risorse di ricoprire entrambi i ruoli. Non è stato facile, abbiamo avuto spesso un rapporto conflittuale, mi rinfacciava anche si non avere una madre... io provavo a trasmettergli degli ideali ma lui non li ha fatti propri ancora".

Come?

"Io sono sempre stato un idealista, a 25 anni ero entrato in un’associazione per il Burkina Faso, ho sempre lavorato e lavoro tutt’ora come operaio in una piattaforma ecologica. Jordan non voleva studiare e io con lui mi sono comportato come avevano fatto i miei genitori: “Non hai voglia di studiare? E allora va a lavorare!” (in dialetto mezzo bergamasco e mezzo brianzolo, ndr ). Anche Jordan ha sempre lavorato, ho sempre fatto di tutto per aiutarlo a trovare un’occupazione, anche se al giorno d’oggi offrono solo contratti precari: a 16 anni faceva il contadino, poi il carrozziere, il metalmeccanico…".

Finché non è arrivata la musica trap.

"Non mi piaceva, per me era inascoltabile: io dicevo a mio figlio ‘ma non puoi dire qualcosa di intelligente nelle tue canzoni’? E invece tutto in quel genere ruotava solo attorno a sesso, droga e soldi".

E lui?

"Mi rispondeva: ‘sai in quanti mi seguirebbero se dicessi cose intelligenti? In 20!’. Così invece lo seguivano in migliaia".

Suo figlio è diventato anche dipendente dalle sostanze stupefacenti.

"Lo so, purtroppo come quasi tutti i trapper: si è sempre fatto trascinare da quel mondo privo di ideali".