DARIO CRIPPA
Cronaca

Papa Francesco a Monza: un milione di persone al Parco tra festa, musica e preghiera

La storica visita del 25 marzo 2017, la prima di un pontefice dopo quella di Wojtyla nel 1983. La Messa di rito ambrosiano concelebrata da quattro cardinali, 40 vescovi e oltre un migliaio di sacerdoti

Folla al Parco di Monza in occasione della visita di Francesco il 25 marzo 2017

Folla al Parco di Monza in occasione della visita di Francesco il 25 marzo 2017

Monza- Dai tempi della visita in città di papa Wojtyla nel 1983, Monza un evento del genere non l’aveva mai vissuto. Era il 25 marzo del 2017 quando papa Francesco era venuto a Monza.

In una città “blindata”, in un’atmosfera quasi ovattata, sin dalle 8.30 gruppi silenziosi di pellegrini si erano messi in marcia verso il Parco. Solo dalla parrocchia di San Biagio ne erano partiti 2.500 a scaglioni di 50 per volta. Tante famiglie con bambini e nonni con i nipoti. La visita di papa Francesco, prima a Milano e poi a Monza, era entrata nella storia. Luogo scelto per l’incontro, appunto, il Parco di Monza. L’ex ippodromo l’approdo per una marea di fedeli, che si erano sobbarcati una sfilata a volte lunga chilometri. Un milione di persone, che sotto un sole cocente era esploso all’arrivo della papa mobile.

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Papa Francesco non aveva voluto dimenticare nessuno e aveva precorso tutti i corridoi di sicurezza tra i fedeli prima di salire sul palco, accompagnato dai quasi 9mila coristi delle parrocchie diocesane. Le intenzioni di preghiera erano state recitate da una suora a nome di tutti i consacrati e le consacrate, da un rappresentante di Azione Cattolica per le associazioni, da un esponente di Comunione e Liberazione per i movimenti e da due migranti a nome delle comunità straniere presenti in Diocesi. Perché “dobbiamo ospitare le differenze, integrarle con rispetto”, “non dobbiamo aver paura di abbracciare i confini, le frontiere, di dare accoglienza a chi ne ha bisogno” aveva detto il papa in un messaggio contro le speculazioni sulla vita, sul lavoro, sulla famiglia, sui giovani e sui migranti che aveva profondamente colpito. E ammutolito le migliaia di persone presenti al Parco.

Quello stesso Parco che prima dell’arrivo del pontefice aveva pregato e cantato sulla musica di Radio Italia, sulle canzoni di Lele, vincitore di Sanremo Giovani, di Giovanni Caccamo e Deborah Iurato, e di Omar Pedrini. Una giornata di festa, con otto famiglie provenienti dalle diverse zone pastorali della Diocesi che avevano portato all’altare il pane e il vino per l’Eucarestia e dei detenuti del carcere di San Vittore le cui lettere (consegnate al papa nella mattinata) erano state presentate all’Offertorio. L’organizzazione aveva coinvolto migliaia di volontari delle parrocchie, un esercito di 2.400 uomini e donne della protezione civile, e un nutrito cordone di forze dell’ordine. Attenzioni per tutti, con 100 diaconi permanenti e seminaristi e 700 ministri straordinari che avevano consegnato la Comunione (quasi) a tutti durante la funzione concelebrata da quattro cardinali di origine ambrosiane (Angelo Scola, Gianfranco Ravasi, Francesco Coccopalmerio e Renato Corti), 40 vescovi e oltre un migliaio di sacerdoti.

E un pensiero e una preghiera, rivolti dall’allora arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola, era giunto “anche per due detenuti che l’altro ieri si sono tolti la vita proprio qui nel carcere di Monza”. Poi la ripartenza per Milano accompagnato da due ali di folla lungo il tragitto verso lo stadio di San Siro, e un ultimo “grazie” per “una significativa prospettiva per l’evangelizzazione di questa nostra Lombardia”.