
Il dramma a Concorezzo nel 2022: un anno e mezzo di reclusione e cinque di sospensione. La pm in aula: l’imputata non ha rispettato le regole, sottovalutando anche eventuali criticità.
Aveva fatto nascere in casa un bimbo, finito però strozzato dal cordone ombelicale e morto dopo due giorni dal ricovero in ospedale. Per questa tragedia, avvenuta il 4 aprile 2022, il tribunale di Monza ha inflitto un anno e mezzo di reclusione con la sospensione condizionale della pena e la non menzione della condanna sul certificato penale, a un’ostetrica settantenne milanese imputata di omicidio colposo. Per l’imputata il giudice Carlo Ottone De Marchi ha disposto la sospensione dalla professione per 5 anni e il pagamento del risarcimento dei danni, con una provvisionale immediatamente esecutiva di circa 250mila euro, alle parti civili, rappresentate dagli avvocati Paola Scaccabarozzi e Nino De Benedetti, i genitori del neonato, una coppia di quarantenni residenti a Concorezzo, anche a favore della loro figlioletta primogenita. Per l’imputata la pm monzese Sara Mantovani aveva chiesto la condanna a 2 anni anche per le presunte lesioni provocate alla partoriente. Secondo l’accusa, l’ostetrica sarebbe stata colpevole di una lunga serie di negligenze, a partire dal fatto di non essersi fatta affiancare da una seconda ostetrica, come previsto dalle linee guida della normativa regionale in tema di parto domiciliare. E di non avere avvertito il più vicino ospedale che era in corso la nascita del bambino per un’eventuale assistenza.
"L’imputata ha tenuto un atteggiamento di assoluta trascuratezza nel prevedere eventuali criticità, dovute anche al fatto che il feto era di grosse dimensioni, e non le ha manifestate alla partoriente e al marito - ha sostenuto la pm -. La presenza di una seconda ostetrica sarebbe stata indispensabile ma l’imputata si sentiva sicura, pensava di non avere bisogno di altro. Invece con le complicanze nel parto l’ostetrica resta pietrificata, pensa addirittura che il bambino sia già morto. Non è lei che chiama i soccorsi, né per il bambino né per la madre che aveva perso tantissimo sangue, non segue le ambulanze e non si presenta in ospedale". La settantenne è stata sentita in aula. "Avevo chiesto alla signora, che al primo parto aveva avuto una bruttissima esperienza in ospedale e per questo voleva partorire in casa, la presenza di una seconda ostetrica, ma non ha voluto. Solo un altro paio di volte mi era successo di fare da sola in quasi 1.000 parti seguiti in 30 anni di professione". Secondo l’imputata non c’erano campanelli di allarme per consigliare un parto in ospedale. "Il bimbo non era di grosse dimensioni e il parto è stato veloce, ma il cordone ombelicale ha impedito la torsione bloccandolo".