FABIO LUONGO
Cronaca

Patrucco tra spirito poetico e satira: "Vi racconto il “mio” Brassens"

Sovico, in scena al teatro OppArt lo spettacolo interpretato dal cabarettista e musicista di Carate

Alberto Patrucco porterà sul palco dell’OppArt di Sovico il suo spettacolo “AbBrassens”: narrazioni letture e performance musicali che intrecciano poesia e ironia

Alberto Patrucco porterà sul palco dell’OppArt di Sovico il suo spettacolo “AbBrassens”: narrazioni letture e performance musicali che intrecciano poesia e ironia

A unirli è un certo sguardo sul mondo, la capacità di tenere assieme uno spirito libero e poetico e una satira pungente e dissacrante. Un legame ideale che domani prenderà la forma di un evento a cavallo fra teatro, canzone d’autore e riflessioni sparse. Un mix di narrazione, letture e performance musicali che, intrecciando poesia e ironia, vedrà il monologhista, cabarettista e musicista caratese Alberto Patrucco immergersi nell’arte del grande cantautore francese Georges Brassens per farne emergere la sorprendente attualità. Lo farà alle 21 sul palco del centro culturale teatro OppArt di via Giovanni da Sovico, dove andrà in scena la presentazione-spettacolo “AbBrassens”, che permetterà di scoprire il libro e l’album musicale omonimi, ultime fatiche di Patrucco, artista poliedrico noto al grande pubblico per i lavori teatrali e per la partecipazione ai primi Zelig e Colorado Cafè.

Come è nato il progetto AdBrassens?"È nato al Premio Tenco, dove per il trentennale facevo il co-conduttore. Lì mi hanno chiesto: perché non suoni più? Quando ho iniziato a fare cabaret, infatti, suonicchiavo, ma poi lo facevano tutti e quindi mi sono dedicato al monologo. Volevo tornare a suonare, ma con una suggestione teatrale: mi piaceva l’idea di parlare dell’oggi, del mio modo di intendere l’umorismo, l’ironia, la satira, tenendolo assieme a qualcosa che avesse una distanza temporale ma un valore ironico e di spessore. Un po’ questa combinazione tra l’oggi e canzoni che hanno più di mezzo secolo ma sembrano scritte domani, nemmeno oggi: ecco, questo mi piaceva. Così ho iniziato a tradurre Brassens, che per me è sempre stato un monumento".

Il confronto con Brassens è ad ampio respiro."Non è un omaggio, è un sentito atto di amore nei confronti di un autore straordinario, impareggiabile e inarrivabile. Da questo percorso sono nati 3 dischi, di cui “AbBrassens” è il terzo atto, un libro e poi lo spettacolo, con i miei monologhi e le mie traduzioni di Brassens, ben lontano dal tributo. Tutto questo nello spettacolo scivola tra un monologo e l’altro, aprendo discorsi. Ogni canzone di Brassens è un mondo a sé, aveva una cultura enorme ma mai ostentata, e soprattutto l’ironia come grimaldello per stemperare pensieri e non essere portatori di messaggi banali".

Brassens è molto attuale."Assolutamente sì, di una attualità sconvolgente: i temi che affronta sono universali e il suo modo di lettura è attuale. Una presenza importante dal punto di vista dell’emozione, del sorriso, della lacrima. Mi sono tenuto lontano dal tributo, creando una commistione tra monologhi che parlano dell’oggi e pezzi che datano 60 anni fa e però sono assolutamente in sintonia con l’oggi. Non ho preso ovviamente le cose già tradotte, sono andato a pescare dal repertorio meno frequentato di Brassens, che pure è uno degli autori più tradotti al mondo. Quello che ho provato a fare è stato rispettare l’anima di Brassens: c’è un pensiero lì dentro, un modo di essere che va tenuto fermo. De André, per cui Brassens è stato un faro, ne ha preso più l’anima poetica, Nanni Svampa invece l’anima gergale: quello che ho cercato di fare io è stato tenere insieme queste due anime, che sono proprio la sua cifra stilistica. Ha questa capacità di portarti alla pelle d’oca e tirare poi una frecciata ironica che ti spiazza: è un tratto suo che è unico, questo modo di fare canzone non ha eguali".

Domani parlerà anche del libro dedicato a Brassens, che ha una storia particolare."Il libro è nato in occasione dei 100 anni dalla nascita di Brassens, con l’idea di fare non una biografia ma un percorso nel suo modo di essere anarchico, di fare canzone. È stato scritto a quattro mani con Laurent Valois, docente universitario, appassionato collezionista di Brassens, che mi aveva avvicinato per i miei primi lavori su questo artista: con Valois avevo stretto amicizia via mail e a lungo siamo rimasti semplicemente amici di penna o meglio di tastiera. Di persona ci siamo conosciuti a Parigi, a libro già pubblicato. Ecco, questa nostra esperienza è una storia molto brassensiana".