CRISTINA BERTOLINI
Cronaca

La storia nascosta in un gioiello, ecco le creazioni su misura di Emma Pizzagalli: l’orafa monzese è una personal goldsmith

Il ciuffetto di capelli e la foto su un cuscinetto sotto vetro sigillato a mano e montato in un monile. In Italia questi artigiani sono circa una decina

Emma Pizzagalli giovane artigiana orafa

Emma Pizzagalli giovane artigiana orafa

Monza – Da un’arte antica un nuovo mestiere. Si chiama “Personal Goldsmith“ la professionalità che in tanti anni di lavoro si è ritagliata Emma Pizzagalli, orafa monzese titolare di Aquaregia. Emma, non solo crea gioielli, ma permette al possessore di raccontare fisicamente la propria storia attraverso un gioiello creato su misura.

In Italia i Personal Goldsmith non arrivano a una decina. I suoi clienti si siedono con lei, raccontano una propria storia e lei la realizza in un gioiello. Giorgio vuole personalizzare l’anello per la sua fidanzata e chiede a Emma di porre un riferimento al suo cagnolino, il cui muso viene inciso sotto l’anello stesso in oro rosa, con un diamante bianco. Emma, amante dei gioielli antichi, recupera lo stile dell’epoca vittoriana. E così per la cliente che vuole ricordare la mamma, le incastona un ciuffetto di capelli e la foto su un cuscinetto sotto vetro sigillato a mano e montato in oro.

Creazioni uniche, quelle di Emma: “Chi va in gioielleria trova centinaia di modelli molto eleganti. Ma io offro la storia raccontata in un gioiello”, spiega. Le sue creazioni vengono richieste da single che vogliono farsi un regalo, come da partner per un anello di fidanzamento, di anniversario o per fedi nuziali personalizzate. Arriva per esempio la giovane coppia in cui lei ama molto lo stile dark, ma in fondo è sentimentale. Insieme alla stilista lui studia per lei un anello con richiami di pipistrelli, ma con meccanismo che si apre e diventa il contenitore di un piccolo fiore, appartenente a un gioiello della mamma di lei.

Da fuori, un anello bizzarro e solo a chi entra davvero in confidenza con la sua proprietaria viene svelato il segreto: il piccolo ricordo della mamma. E ancora: una signora ha chiesto un anello con un portaveleno, come si usava nel XVIII secolo; un’altra una spilla ispirata alla pioggia; oppure una a forma di libellula, da cui si possono staccare gli orecchini. I gioielli si trasformano e tornano a vivere quando entrano nella bottega di Aquaregia. Quasi che il cortile interno, appena discosto dal centro nella piazzetta San Maurizio, sia di per sé un invito al risveglio dell’antico. Una ragazza porta a Emma una spilla di sua zia recante la data del 1785 che nelle sue abili mani torna ad essere anello. Quando poi arrivano due sorelle, una classica e una rock, i resti delle fedi di mamma e papà diventano nuovi gioielli, uno dalla forma aggressiva e uno elegante.

Emma crea gioielli a forma di aquilone, cane, gatto o che ricordano il lago. Lavora soprattutto in oro e diamanti, ma anche argento e pietre dure.

“Ho cominciato ad appassionarmi ai gioielli all’ultimo anno di Istituto Statale d’arte (Isa), oggi liceo Nanni Valentini – racconta – perciò mi sono accostata a un corso amatoriale alla Scuola orafa ambrosiana nel 2007 e alla maturità ho portato una tesina sui gioielli nell’antichità fino al Liberty”. Da lì, i numerosi corsi di formazione. Nel 2008 è andata a vivere a Firenze, frequentando la Scuola di alta gioielleria Perseo, dove ha imparato a cesellare l’oro, con la “tecnica del tulle“. A Londra ha imparato la tecnica della “cera persa“ e poi in Italia ha rilevato il laboratorio di un orafo, di cui conserva tavoli e strumenti degli anni ‘70, ma dal sapore molto più antico. “Non compro oro e gemme smesse dai miei clienti, per offrire contanti da usare al supermercato – concretizza – ma li trasformo perché continuino a vivere”.