Un ragazzo, abbigliato di tutto punto come per un a festa, camiciola elegante, pantaloni stretti a sigaretta, i capelli ben rasati sui lati, si avvicina alla piazza. Orecchino, tatuaggi bene in vista. Si guarda intorno, spara un sorriso a 32 denti, ma si vede che è un po’ teso. Raggiunge il centro della piazza. Poi si sdraia a terra e si raccoglie in posizione fetale, come se dovesse proteggersi. A quel punto sbucano da un lato della piazza altri ragazzi. Una quindicina almeno. E cinque o sei ragazze.
Hanno tutti fra il 14 e i 18 anni, sembrerebbe.Per lo più, si origine nordafricana. Le ragazze invece no, o sono italiane o forse dell’Est, a giudicare dall’accento. Si dirigono in batteria verso il primo ragazzo e cominciano a sferrargli calci. Alla schiena. Ai fianchi. Qualcuno aggiunge anche manate ben assestate alla testa e alle guance. La vittima non fa un plissè. Dopo cinque minuti buoni, finisce tutto. Il ragazzino si rialza, gli fanno tutti gli auguri. Era il suo compleanno. Il diciottesimo, lo hanno festeggiato secondo il loro rituale di iniziazione.
Scene come queste accadono in piazza Trento e Trieste, nuova banlieu di Monza. Regno degli adolescenti. Di certi adolescenti, Di scene simili sono testimoni i normali frequentatori e lavoratori degli esercizi commerciali che si aprono su quello che era una volta era il Pratum Magnum , la piazza del Mercato di Monza. E dove adesso, fanno sapere a denti stretti, "non va più nessuno". Perché quando fa caldo non c’è un filo d’ombra, dato che per fare posto al parcheggio sotterraneo hanno tagliato ogni albero. E perché soprattutto è diventato il ritrovo di un’umanità varia e fastidiosa.
I ragazzi si ritrovano nel pomeriggio sulla scalinata del vecchio ufficio postale, dove ha sede la Biblioteca dei Ragazzi. Oppure, quando fa brutto tempo, sotto i portici che si affacciano sulla piazza, fra un bar e una pizzeria d’asporto. "Non fanno nulla di illegale almeno apparentemente - è lo sfogo di un commerciante - ma non sono un bel vedere. Per passare bisogna infilarsi fra di loro, che urlano, schiamazzano, fumano e si mettono le mani addosso in continuazione. Non vere e proprie risse, ma spinte e manate". "A volte, si vede qualcuno venire da fuori a consegnare un pacchettino e poi andarsene" aggiunge un testimone.
"Sono i nuovi padroni della piazza. Fino a un paio di anni fa, erano al 50 per cento sudamericani e italiani da un lato e nordafricani dall’altro. Ora gli arabi, di evidente seconda generazione, hanno sfrattato gli altri e oggi ci sono solo loro". Al mattino, chi viene ad aprire il proprio negozio, deve andare a raccogliere immondizia o fare lo slalom fra lattine, bottiglie di alcolici e cartoni della pizza. Avere a che fare con i ragazzi non è semplice. "Dopo la pandemia, in un mese avrò chiamato cinque volte la polizia, prima in più di trent’anni di lavoro, non li avevo quasi mai sentit" sussurra un negoziante.
Fine delle trasmissioni, la prudenza non è mai troppa. "E di sera - aggiunge un altro - non esitano a mettersi a fare pipì contro i pilastri dei portici. Mi è capitato di imbattermi in un ragazzo che lo stava facendo, l’ho redarguito e sono stato assalito da parolacce e minacce. “Italiano di m..., stai zitto" la frase più gentile. Quando si fa sera, poi, spesso qui diventa tutto buio. «Qualche tempo fa, dopo una violenta rissa, avevano ripreso ad accendere i lampioni, ma presto sono tornati a mezzo servizio, Basterebbe un po’ più di luce e qualche divisa in più alla sera".
Il Monumento ai Caduti? "Andavano su a fare di tutto, poi il Comune lo ha transennato: basta poco per scavalcare, ma almeno ha fatto un po’ da deterrente". «In realtà è un’ipocrisia - dice una mamma -: i bambini non salgono più a giocarci, in compenso a chi vuole basta scavalcare. Un paio di anni fa, c’erano dei ragazzi che si sdraiavano sui prati in pieno giorno: quando erano arrivati anche alcuni bambini per giocare, li hanno cacciati con frasi irripetibili… C’è da avere paura: ho una figlia adolescente che quando vuole andare in centro con le amiche peruna passeggiata, mi telefona sempre per farsi venire a riprendere in macchina: non si sente tranquilla a ritornare a casa da sola, l’hanno approcciata più volte in maniera diciamo... volgare".