Desio (Monza Brianza), 27 febbraio 2019 - «È rap questo, non posso mica parlare del sole e dei tulipani...». Kevin Luigi Del Giacco ha 23 anni e tutta la voglia di sfondare nel mondo della musica. Quella che piace a lui. Quella che piace ai ragazzi di oggi. Con i suoi temi choc: su tutti la droga, la violenza. Come nome d’arte ha scelto Polash, perchè mezzo sangue è polacco, ed è fortemente determinato a ritagliarsi uno spazio importante nella scena.
Prima di tutto, la scuola, se la frequenti ancora.
«Certo, studio all’università. Giurisprudenza in Bicocca. E lavoro anche, mi occupo di eventi di street food».
Hai altre passioni oltre alla musica?
«Tante, tra queste la mineralogia e la numismatica».
Cantanti di riferimento?
«Club Dogo, Emis Killa, Marracash e poi Bonus Rpk, polacco. Da tutti cerco di prendere un po’ il meglio, ispirazione».
La tua prima creatura si intitola proprio Desio (oltre 1.500 visualizzazioni su YouTube in sole due settimane).
«Siamo un esercito di pazzi, ragazzi che perdono il controllo, non puoi fermarci no, e se sbagli prendi schiaffi, pugni e calci».
Sembra il biglietto da visita di una baby gang. O no?
«Ma no! Il caso ha voluto che la mia canzone uscisse proprio in queste settimane che c’è tutto questo casino sulle compagnie di Desio, ma non c’entra nulla. Anzi, io non condivido gli eventuali disastri che dovessero fare queste gang in giro. Resta il fatto che ne va valutata, comunque, l’effettiva portata.
Però non sono parole che danno il buon esempio.
«Il genere rap non può parlare di argomenti diversi. Io, come tutti i rapper, racconto ciò che vedo tra i ragazzi di oggi, testimonio la realtà di questi tempi, un po’ come fa un pittore col colore io lo faccio con le note. Toccare questi argomenti non vuol dire condividerli. Un esempio, io sto bene alla larga dalle canne, anche se una rima dice che dal tramonto all’alba fumo e bevo drink».
Ma sono tanti i ragazzi, sempre più piccoli, quasi bambini, che vi ascoltano. E possono finire sulla strada sbagliata. Non ne senti un po’ di responsabilità?
«Noi non vogliamo inneggiare alla violenza o spingere i ragazzi a spacciare o fare i bulli. Noi raccontiamo, poi l’aspetto educativo è in mano in primo luogo ai genitori, alla famiglia. Sono loro che devono controllare, guidare, spiegare qual è la strada giusta da seguire per crescere. Secondo me ci vorrebbe una sorta di blocco per certi contenuti per i minori di 14 anni, un po’ come avviene per i contenuti troppo spinti».
A un certo punto metti in rima, "Desio, lasciate ogni speranza voi che entrate in questo inferno". Addirittura?
«Io lo sento così, specialmente di sera. A Desio sono stato picchiato e rapinato. Di giorno è una bella città, vivibile, con cose interessanti che mi piace condividere sulla mia pagina Facebook, ma quando cala il buio io non mi sento tranquillo, non puoi stare sereno. Lo ho vissuto in prima persona e lo hanno vissuto tanti altri».
Quali sono i valori per te?
«Amicizia, amore e onestà prima di tutto. Per tanti giovani di oggi, più like hai e più vali, più soldi hai e più sei figo».
Lo pensi anche tu?
«Assolutamente no. Conosco ragazzi che hanno fatto dei pezzi bomba, per rimanere sulla musica, e hanno solo 300 visualizzazioni su youtube. Ma dipende da tante cose, anche da quanto li sponsorizzi. E quanto ai soldi, ma va, non è la quantità dei soldi che hai addosso che delinea una persona: in tanti ostentano ricchezza in maniera assurda, di soldi che magari nemmeno hanno davvero».
Prossima uscita?
«Il 15 marzo esce Countdown, un conto alla rovescia della mia ascesa, spero, nel mondo del rap».
Qual è il sogno che stai coltivando?
«Conoscere gli artisti più importanti di questo genere e cantare davanti a tanti fans. Anche collaborare con gli altri giovani rapper desiani sarebbe davvero interessante: pensare che prima di tutto questo casino non ci conoscevamo nemmeno. Adesso potrebbe nascere qualcosa di bello».