Vogliono patteggiare ma non sono ancora riusciti a pagare il risarcimento dei danni all’associazione nazionale che si occupa dei familiari dei pompieri. Hanno chiesto e ottenuto un rinvio di due mesi dal gup del Tribunale di Monza Marco Formentin gli imputati nell’inchiesta per la corruzione al Comando provinciale dei vigili del fuoco. Il primo tra tutti a voler concordare una pena di poco superiore ai 4 anni comprensiva dei mesi già trascorsoi in carcere per non doverci più fare ritorno è Enrico Celestino Vergani (foto), 57 anni, di Carate Brianza, l’addetto agli acquisti per l’ufficio automezzi accusato di avere abusato del suo ruolo per ottenere mazzette dai fornitori, ma anche regali come buoni benzina e catene da neve per le proprie auto, oltre che intascarsi beni della sede di Monza dove prestava servizio. All’udienza preliminare lo scorso maggio Vergani, arrestato a dicembre, ha ottenuto gli arresti domiciliari dopo avere versato un anticipo della cifra che intende versare. Una somma analoga ha già pagato l’imprenditore Sergio Fortini, 54 anni, di Manerba del Garda, a cui sono stati revocati gli arresti domiciliari. Vogliono patteggiare anche un altro imprenditore di Giussano, Martino Longoni, 54 anni e la moglie del vigile del fuoco, Mariangela Braggiato, 54 anni, indagata per avere speso 30mila euro ben consapevole, secondo gli inquirenti, che erano provento delle attività illecite del coniuge. Questi due indagati erano già tornati in libertà. Vergani e un altro vigile del fuoco, Edoardo Correnti, 53 anni, di Giussano, sono accusati di truffa ai danni dello Stato per avere fatto i “furbetti“ del cartellino di presenza in ufficio per le ore di lavoro straordinario. Correnti ha chiesto la messa alla prova che estingue il reato con i lavori di pubblica utilità.
S.T.