"Monza è una città di rilievo dal punto di vista architettonico e ingegneristico. Il ventennio tra le due guerre fu un momento storico in cui Monza aspirò ad essere una città moderna di scenario internazionale e nazionale, su spinta del successo delle esposizioni Biennali della Villa Reale e di un grandie impulso economico". Francesca Albani insegna restauro architettonico al Politecnico di Milano. Con il collega Matteo Gambaro ha voluto approfondire in un libro fotografico le “tracce“ della Monza littoria, come il Municipio, piazza Trento e Trieste, la ex Gil di Aldo Putelli, gli edifici di Piero Borradori (come il palazzo di via Passerini), l’autodromo.
"L’imponente sviluppo industriale tra fine Ottocento e inizio Novecento la fece la “Manchester d’Italia“ – continua Albani –. Il passaggio da città regia e artigianale a città industriale determinò un aumento della popolazione, si passò dai 27mila abitanti del 1888 agli oltre 52mila del 1911. Una prosperità interrotta dalla Prima guerra mondiale, ma che al suo termine volle riprendersi. Così subito dopo arrivarono opere infrastrutturali importanti, come il nuovo acquedotto, nel 1924, e poi i nuovi piani regolatori del 1925 e 1933, con i quali si procedette al rinnovamento del tessuto urbano". Un rinnovamento volto a fronteggiare l’esigenza di nuove abitazioni popolari, di luoghi per l’assistenza alle persone più deboli, di edifici pubblici (tra cui il Palazzo di Giustizia) e di un centro che diventasse simbolo di modernità.
A.S.