STEFANIA TOTARO
Cronaca

Monza, "Lady dentiera" torna alla sbarra

Dopo il “no” al patteggiamento a quattro anni e due mesi

Maria Paola Canegrati, la ex "zarina" della sanità lombarda (Radaelli)

Monza, 11 febbraio 2019 - A tre anni  dagli arresti, la giustizia presenta il conto a “Lady Sorriso” per la corruzione dei services odontoiatrici negli ospedali lombardi. La pm della Procura di Monza, Manuela Massenz, è pronta a chiedere le condanne al processo al Tribunale di Monza che vede imputati l’imprenditrice monzese Maria Paola Canegrati, il dirigente di odontoiatria al Policlinico di Milano, Giorgio Alessandrì, il presidente del consiglio di amministrazione di ‘Elledent’ Giuseppe Nachiero, il commercialista del Gruppo Giancarlo Marchetti e il supervisore del servizio di odontoiatria dell’ex Azienda Ospedaliera di Desio e Vimercate Stefano Garatti.

La “zarina” delle protesi dentarie era stata arrestata nel febbraio 2016 nell’inchiesta ‘Smile’ insieme all’ex presidente della commissione Sanità lombarda Fabio Rizzi (che ha patteggiato la pena di due anni e mezzo). Anche lei aveva concordato una pena di quattro anni e due mesi, ma è stata ritenuta esigua dal gup del Tribunale. Giovedì la rappresentante della pubblica accusa terminerà la sua requisitoria-fiume, iniziata lo scorso 24 gennaio. «Il business di Maria Paola Canegrati si fonda sulla ricerca di rapporti con i politici. Non solo Fabio Rizzi, ma anche Mario Mantovani e Roberto Formigoni. A lei vanno bene tutti purchè siano potenti e in grado di favorirla», ha esordito Manuela Massenz, parlando di «un complesso e ampio disegno corruttivo, finalizzato a favorire le società dell’imprenditrice». «Nel Sistema Canegrati – ha proseguito la pm – un ruolo importante l’ha avuto Pietro Gino Pezzano (che non fu indagato perché i fatti erano datati e che è poi deceduto, ndr), che era stato direttore generale della Asl di Monza prima di legarsi affettivamente all’imprenditrice e a diventarne socio. È Pezzano a mettere la Canegrati in contatto con l’allora assessore regionale lombardo alla sanità Mario Mantovani (anche lui mai indagato, ndr)» perché interessata a sviluppare i suoi services odontoiatrici anche in provincia di Pavia.

Perchè la direttrice di quell’Azienda Ospedaliera «non era in quota Lega come l’amico Fabio Rizzi e la Canegrati poteva portarle i saluti di Mantovani» promettendo in cambio di «mettersi a disposizione per le prossime elezioni». Ma l’imprenditrice «era legata anche alla precedente compagine in Regione prima di Rizzi perchè come socia aveva la sorella del senatore Paolo Ali, responsabile della segreteria politica di Formigoni».