
La procuratrice aggiunta monzese Manuela Massenz ha coordinato le indagini della Finanza di Milano
"L’unico nostro errore è stato pagare in nero, lo abbiamo fatto perché eravamo una piccola società. Abbiamo pagato solo gli ortopedici che sviluppavano progetti con la Ceraver, le nostre protesi le usavano anche altri, ma non sono stati pagati perché con loro non c’era un progetto. Le altre aziende fanno lo stesso". Nega l’accusa di corruzione l’ex responsabile commerciale per la Lombardia della società francese, Marco Camnasio, nel suo interrogatorio al processo al tribunale di Monza che lo vede imputato insieme a tre dirigenti della Ceraver e al chirurgo ortopedico Claudio Manzini, lui nella fattispecie meno grave di "corruzione nell’esercizio di una funzione" relativamente all’uso delle protesi, mentre è accusato di aver agito per "atti contrari ai doveri d’ufficio" nel prestare sé e il suo staff per le visite negli ambulatori di medici compiacenti anche fuori dalla Lombardia. Per questa vicenda hanno già patteggiato pene tra 2 anni e 8 mesi e 3 anni e 4 mesi gli ex chirurghi ortopedici del Policlinico di Monza Marco Valadè e Fabio Bestetti e l’ex responsabile commerciale della Ceraver Italia Denis Panìco. Secondo le indagini della Finanza di Milano, coordinate dalla procuratrice aggiunta Manuela Massenz, Panìco e Camnasio, con il placet dei tre dirigenti francesi, sarebbero stati promotori e organizzatori della corruzione.
Marco Camnasio punta invece il dito su come sono state svolte le indagini. "Se si fossero fatti i raffronti, si sarebbe scoperto che la Ceraver ha fatto risparmiare allo Stato 40mila euro perché le nostre protesi costavano meno. Eravamo in tempo di Covid, con quei soldi si sarebbero potuti comprare 8 respiratori, invece siamo stati arrestati - ha dichiarato -. Questa inchiesta ha distrutto anche la solidarietà sociale degli interventi fuori Regione". Si torna in aula a maggio.
S.T.