STEFANIA TOTARO
Cronaca

Pusher ucciso dai ragazzini Il mandante resta in cella

Il Tribunale del Riesame ha respinto la richiesta della difesa di Gambino di annullare l'ordinanza di custodia cautelare e rimetterlo in libertà

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di Stefania Totaró

Resta in carcere il presunto mandante dell'omicidio del pusher del quartiere San Rocco ad opera di due baby killer. Lo ha deciso il Tribunale del Riesame di Milano, che ha respinto la richiesta di annullamento dell'ordinanza di custodia cautelare con immediata liberazione per Giovanni Gambino, il 43enne di San Rocco coinvolto nelle indagini sull'assassinio del vicino delle cause popolari e amico 42enne Christian Sebastiano, raggiunto il 29 novembre scorso sotto casa da oltre 30 coltellate inferte da un 14enne insieme ad un 15enne, subito identificati e fermati dai carabinieri che, a cinque mesi di distanza, lo hanno identificato come ideatore del delitto per avere promesso 2mila euro al 14enne per armarlo contro la vittima. Circostanza emersa dalla testimonianza di una mamma del quartiere,

Partendo da questa segnalazione i carabinieri produrranno ulteriori e differenti elementi contro il presunto mandante convocando in caserma e in Procura diverse famiglie del quartiere per ricostruire i giri dello spaccio di droga ei personaggi che se lo contendono.

Sarebbe emerso che la vittima ei due baby killer frequentavano assiduamente la casa di Giovanni Gambino, ora accusato di avere convinto i due ragazzi a rapinare ed uccidere Christian Sebastiano, con cui lo stesso Gambino avrebbe avuto un debito di poche centinaia di euro. Il 43enne, secondo l'accusa, avrebbe fornito occasione e pretesto ai baby killer per rapinare la vittima (da loro odiata perchè li aveva introdotto al consumo di cocaina in così tenera età), raccontando loro che Seba, come veniva chiamato dagli amici, a fine novembre avrebbe riscosso un bel gruzzolo per gli arretrati della pensione di invalidità totale che gli spettava a causa dell'abuso negli anni di sostanze stupefacenti.

A collegare, quantomeno, il 14enne e Gambino ci potrebbe poi due telefonate che il 43enne avrebbe fatto al minorenne la sera prima dell'omicidio e la sera seguente quando il 14enne era già stato fermato dai carabinieri e quindi rimasta senza risposta. Il difensore di Gambino, l'avvocato Anna Zottoli, era ricorsa ai giudici della libertà ritenendo che l'ordinanza cautelare chiesta dalla pm monzese Sara Mantovani e disposta dal Tribunale di Monza fosse "illegittima" perchè basata sulle "illazioni" delle voci del quartiere senza che la presunta condotta di mandante sia motivata con fatti "specifici". Quindi fosse carente dei "gravi indizi di colpevolezza" necessari per l'arresto. Assenti, per la difesa, anche le esigenze cautelari per il carcere.