REDAZIONE MONZA BRIANZA

Quei Leoni in marmo voluti dagli Asburgo a guardia della città

A Monza, ponti storici come il Ponte dei Leoni e il Ponte di San Gerardino raccontano la storia della città, con radici romane e influenze austriache. Architetture neoclassiche e paesaggi suggestivi completano il quadro.

Quei Leoni in marmo voluti dagli Asburgo a guardia della città

Il ponte di via Aliprandi non è il solo a gettare le sue radici nella storia, a Monza. Quando si pensa ai ponti che popolano la città, non può non venire subito in mente forse il più simbolico: il ponte dei Leoni. Si tratta del più antico ponte di Monza sul Lambro (quello di via Aliprandi è sul Lambretto), di cui ancora sono visibili le antiche arcate romane attraverso una lastra di vetro. L’infrastruttura sorge infatti in corrispondenza del più vecchio Ponte d’Arena, di epoca romana, che venne costruito in occasione della risistemazione della via militare per Lecco e per il Tirolo, che comportò il totale riassetto urbanistico della zona compresa fra l’Arengario e il Lambro. Il precedente Ponte d’Arena, lungo quasi il triplo con le sue sette arcate, metteva infatti in collegamento trasversalmente le due rive del fiume, garantendo l’accesso alla città attraverso la Torre di Teodolinda. Con la nuova sistemazione la nuova larga strada che si veniva a creare non puntava più a quest’ultima, ma all’Arengario, che la chiudeva prospetticamente a ovest. Questo divenne l’accesso monumentale alla città dall’Austria: fu l’Impero austriaco, in coincidenza con l’incoronazione di Ferdinando I d’Austria a re del Regno Lombardo-Veneto (del settembre 1838), a volere la strada e il ponte. L’opera con la sua monumentalità - con le tre arcate con spallette in granito e i 4 leoni in marmo di Carrara agli angoli - esaltava la forza e l’egemonia dell’Impero austriaco. Poco distante dal ponte dei Leoni sorge il ponte di San Gerardino. Molto ben tenuti qui sono gli archi risalenti all’epoca romana, anche se la sua costruzione per come la vediamo ora (in pietra e muratura), risale al 1715. Seguendo il corso di via Lecco, sempre nel quartiere San Gerardo, si arriva a un altro ponte storico: quello delle Grazie Vecchie, che prende il nome dall’omonima vicina chiesa e convento francescano. Eretto nel 1683 dalle famiglie Durini e Casati, sostituì quello precedente del 1560 fatto costruire dai frati Minori Osservanti, con lo scopo di far arrivare i pellegrini al vicino Santuario mariano. Passando al Parco, il Lambro è solcato da quattro ponti lungo il suo corso: il ponte delle Catene, il ponte della Cavriga, il ponte dei Bertoli e il ponte Neoclassico, tutti edificati o rifatti nel corso del XIX secolo, con grande gusto artistico.

Il ponte delle Catene (nella foto sotto) e quello neoclassico furono disegnati da Luigi Canonica, uno dei massimi architetti italiani neoclassici, curatore di tanti edifici del Parco. Il ponte delle Catene è forse il più noto e il più frequentato dei quattro. Prende il nome dalle catene di ferro che collegano tra loro i parapetti pieni e deve parte della sua notorietà alla privilegiata collocazione al centro del viale prospettico impostato sulla Villa Reale: se idealmente scavalcassimo la Reggia, il cannocchiale prospettico proseguirebbe su viale Cesare Battisti, legando così in un disegno paesaggistico articolato la Villa, il centro storico, piazzale Virgilio e la campagna tra Monza e Villasanta.

Alessandro Salemi