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L’attivista antimafia Marco Fraceti
A Monza, insieme a Cinisello e Trezzano Rosa, c’erano i magazzini per una rete di spaccio per tutta la Lombardia. Nelle 688 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare emerge con chiarezza la totale libertà e discrezionalità di questo personaggio (Marco Malugani, ndr), senza che nessuno, per almeno due anni, si sia accorto di nulla. Da tempo sia il Comitato San Fruttuoso Bene Comune e la Consulta di Quartiere 9 hanno segnalato all’amministrazione comunale la gestione allegra del Centro Sociale... sarebbe utile e necessario un commissariamento della gestione del centro e una commissione comunale che possa verificare tutte le problematiche aperte...
Marco Fraceti, come al solito, non le manda a dire. Il presidente dell’Osservatorio Antimafie di Monza e Brianza, è sferzante. La scoperta che in un centro che si occupa di reinserimento sociale e offre alloggi a prezzi calmierati alle persone fragili fosse in piena attività un boss del narcotraffico fa male. "Il problema è il rapporto tossico fra la gestione di un bene comune e l’amministrazione comunale, che avrebbe dovuto vigilare e invece appare evidente dalla carte dell’inchiesta che quel posto era diventato terra di nessuno". Fraceti ricorda che più volte in passato erano state poste domande sulla gestione del Centro di San Fruttuoso, senza però mai ottenere risposte.
"Qui il problema è l’ennesima dimostrazione della presenza della criminalità organizzata sul nostro territorio. Tutti i giorni in Brianza ci sono fra i 7 e i 10mila consumatori di stupefacenti e da qualche parte vanno a rifornirsi foraggiando in contanti organizzazioni come la ‘ndrangheta. Ma questo denaro viene poi ripulito e reinvestito e proprio per questo Monza e la Brianza si sono trasformate in una grande “lavanderia” di denaro sporco".
Parole forti. "In fondo a Monza ci sono più conti correnti che abitanti e si investe molto su mattone. Chi può permetterselo?". In questo clima si fanno affari, "ce ne siamo accorti con l’inchiesta Infinito nel 2010 ma dopo tutto questo tempo siamo ancora fermi lì". Inchieste, arresti e condanne ci sono stati…
"Ma anche se i nomi sono cambiati solo apparentemente, il sistema è rimasto lo stesso. Ci sono 152 beni confiscati alle mafie ma i Comuni non vogliono prenderli in gestione, la società civile denuncia come la nostra associazione ma senza avere risposte. Anche a Monza si preferisce una gestione securitaria e ce la si va a prendere con i disperati, i ragazzi del Boccaccio, i piccoli pusher senza incidere davvero. L’antimafia si fa solo ai convegni, ma poi nulla di concreto viene fatto. Nonostante le promesse in campagna elettorale, a Monza non è mai nata una vera Commissione antimafia e non vengono fatti puntuali controlli su appalti, cantieri, fornitori…".
Da.Cr.