
La Pediatria del San Matteo di Pavia
Limbiate (Monza e Brianza), 23 aprile 2025 – I genitori di bambini malati lo sanno bene, a loro spese: quando arriva una diagnosi terribile, la vita sembra finire all’improvviso. Manca il fiato, il futuro si fa nero. E, a volte, rischia di travolgere anche nel concreto le possibilità pratiche delle famiglie coinvolte. È quello che sta accadendo alla famiglia della piccola Adele, un anno e dieci mesi, di Limbiate. La sua storia la racconta mamma Martina Guasto attraverso la raccolta fondi che ha lanciato sul sito GoFundMe.
“Il 3 marzo 2025 è il giorno in cui la nostra vita si è spezzata. La nostra bambina Adele, che proprio quel giorno compiva 1 anno e 9 mesi, ha iniziato a mostrare delle strane petecchie sulle manine. Siamo corsi in pronto soccorso, spaventati ma ignari… ignari che da quell’ospedale non sarebbe più uscita. Da quel giorno, la nostra Adele è ricoverata nel reparto di oncoematologia pediatrica del San Matteo di Pavia. Quel giorno le hanno diagnosticato la leucemia. Non c’è un modo delicato per dirlo. Da allora, il nostro mondo è crollato”.
Martina racconta che “Adele era una bambina piena di vita, sempre sorridente, allegra, vivace. Non stava mai ferma, sembrava avere l’energia del sole. E invece oggi è lì, in un letto d’ospedale, il suo corpo stanco, il suo sorriso assente, il suo sguardo perso. Non sembra più la nostra bambina. È cambiata, e vederla così ci spezza, ogni singolo giorno”.
Una famiglia divisa dalla malattia
“Io, sua mamma, ero incinta al nono mese quando tutto è iniziato. Il mio cuore era in frantumi, il mio corpo stanco, ma la mia mente non conosceva riposo. Volevo stare accanto a mia figlia, stringerla, proteggerla. Ma i medici mi hanno detto che non potevo restare in reparto. Troppo rischioso, troppo vicina al parto. E così, con un dolore che non si può spiegare, ho dovuto lasciarla andare. Da allora è il suo papà a starle vicino, senza mai lasciarla nemmeno un minuto. Ha lasciato il lavoro, la casa, tutto… per non lasciarla sola. E da quel giorno non ha più potuto nemmeno conoscere il nostro secondo figlio, Tommaso. Tommaso è nato il 13 marzo. In un altro momento, sarebbe stato il giorno più bello della nostra vita. Ma la verità è che non ci siamo nemmeno potuti guardare negli occhi, non abbiamo potuto gioire davvero. La mia mente era altrove, spezzata in due figli che non potevano nemmeno toccarsi, in un marito lontano che non poteva esserci. Oggi siamo una famiglia divisa, logorata dal dolore e dalla paura. Io sola con Tommaso, il papà rinchiuso in ospedale con Adele, e il nostro cuore costantemente sospeso tra speranza e disperazione”.
L’appello alla generosità
Non è solo una questione di dolore. Certo, la bimba è ricoverata in un ospedale a carico del sistema sanitario, ma il papà “che era la nostra unica entrata economica, ora vive di un congedo all’80%, ma non sappiamo fino a quando. Le spese sono troppe: medicine, visite, benzina per raggiungere l’ospedale. Ogni giorno è una corsa contro il tempo, contro i soldi che finiscono, contro la paura che cresce. Non sappiamo come andremo avanti. Non sappiamo se ce la faremo. Non avremmo mai pensato di dover chiedere aiuto. Ma ora siamo qui, senza vergogna, perché l’amore per una figlia è più grande di qualsiasi orgoglio. Vogliamo darle il meglio, vogliamo salvarla. E per farlo, abbiamo bisogno anche di voi. Abbiamo bisogno di chiunque voglia tendere la mano a una bambina innocente, di chiunque possa permettersi un gesto, piccolo o grande che sia. Ogni donazione è un pezzo di respiro, un raggio di speranza, un sostegno concreto per non cadere. Vi chiediamo solo questo: non lasciateci soli”.