F.L.
Cronaca

Roberto Ciceri: chi è l’imprenditore che “adotta” i figli dei suoi dipendenti dalla nascita all’università

Il presidente e amministratore delegato del Gruppo Beta di Sovico, in Brianza: “Sono appena diventato nonno e vedo quanto è faticoso conciliare lavoro e vita privata”

B-H

Nelle cinque aziende che il Gruppo Beta ha in Italia lavorano 829 persone

Sovico (Monza e Brianza) – Un contributo fino a 8mila euro lordi, spalmati su due anni, per ogni bambino messo al mondo o adottato. E poi una settimana di permessi retribuiti per l’inserimento dei figli al nido, oltre a un giorno di permesso per accompagnarli il primo giorno di materna e di elementari. E ancora, la possibilità di smart working al 100% per le donne incinte dal settimo mese in avanti. In uno scenario italiano ancora molto poco attento ad aiutare madri e padri a conciliare vita privata e lavoro, un esempio di buone pratiche arriva dalla Brianza. Lo sta realizzando la Beta, storica impresa di Sovico con 100 anni di attività, oggi leader in Europa nella produzione di utensili e attrezzature da lavoro per i settori della meccanica, della manutenzione industriale e dell’autoriparazione. L’azienda ha appena attivato una serie di interventi di rafforzamento del welfare aziendale.

«Sono diventato nonno un anno e mezzo fa e quindi sono tornato a vedere da vicino tutte le incombenze economiche e logistiche che ti capita di dover affrontare quando diventi padre o madre, e non sono certo poche – racconta il presidente e amministratore delegato del Gruppo Beta, Roberto Ciceri –. Da lì mi sono trovato a riflettere sul problema della natalità, che è legato anche a queste difficoltà nel mondo del lavoro, che non agevola chi vuole diventare genitore. Ho pensato perciò a come potevamo intervenire, così ai miei collaboratori più stretti ho detto: stiamo andando bene, facciamo profitto anche in un momento in cui il mercato è in sofferenza, perché non aggiungere questo capitolo di impegno sul fronte welfare? Così è stato. Del resto, se non lo facciamo noi come azienda, nella nostra posizione, chi lo può fare? E poi io quando vedo altri che fanno cose che avremmo potuto pensare anche noi li trovo di ispirazione a far meglio: se con queste iniziative saremo anche un minimo di stimolo a qualche collega imprenditore, ben venga. Era arrivato il momento di dare un contributo su questo problema».

Non c’è un budget massimo per le nuove misure. «Abbiamo stimato un impegno economico iniziale sulla base del trend delle nascite in azienda, ma il nostro augurio è che la capienza sia illimitata: spero infatti che questi meccanismi aiutino ad aumentare significativamente il numero di nascite – spiega Ciceri –. Se scoprissi che questa cosa ha incoraggiato qualcuno a fare un figlio ne sarò particolarmente felice». «Il contributo per i neonati – chiarisce Ciceri – riguarda sia la nascita sia il primo anno di vita: quest’anno, fino a oggi, abbiamo avuto nelle famiglie dei dipendenti 16 nuovi nati, mentre i bambini che compiono il primo anno sono 19; per questi ultimi ci sarà già la seconda parte del contributo. Questo perché l’aiuto serve sia a coprire le prime spese immediate dopo la nascita, sia a pagare il primo anno di asilo nido. Inoltre, visto che il tempo di inserimento al nido dura una settimana, abbiamo pensato di dare proprio una settimana sia ai papà sia alle mamme per accompagnare il bimbo».