Desio (Monza e Brianza) – Nell’epoca della tecnologia e dell’intelligenza artificiale, lui preferisce ancora la matita. Per trasformare ogni suo progetto architettonico in una sorta di opera d’arte, a volte con tanto di acquerelli a colorarla. Unica, perfettamente imperfetta, da collezione, tanto che i clienti ne chiedono sempre una copia da conservare. Un professionista romanticamente retrò, ma proprio per questo, forse, innovativo, l’architetto Roberto Marino di Desio, che di recente è riuscito a coronare il suo sogno di lavorare anche nel Principato di Monaco. Con un progetto concretizzatosi a due passi dal celebre tunnel, e alla curva del Tabaccaio, della Formula Uno: la riqualificazione di una porzione di pregio dell’arredo urbano, e del verde, davanti ad alcuni bar e ristoranti.
“Questo lavoro aveva il presupposto di delimitare uno spazio - racconta il professionista 58enne -. La mia proposta progettuale era rivolta ad utilizzare elementi costruttivi capaci di perimetrare un’area garantendo una vivibilità e visibilità da e per quello spazio. Ecco dunque il perché dell’impiego di corpi trasparenti con funzione sali-scendi e dotati di verde naturale”. Un lavoro per creare uno “spazio-luogo”, come ama definirlo, utilizzando del “verde urbano dinamico”, capace di delimitare uno spazio privato da quello pubblico e viceversa e nel contempo garantire una visibilità rivolta all’esterno ovvero al suo interno senza porre barriere visive”, spiega. La sua è una visione particolare: l’opera architettonica come opera d’arte.
“Dalla vita umana qualcosa rimane e dura - sottolinea - le opere d’arte. Anch’esse un giorno o l’altro si rovinano o vengono distrutte, ad ogni modo durano parecchie generazioni e formano aldilà del momento un quieto regno di immagini. Questo è ciò che mi accade ogni qualvolta mi accingo, per lavorare, in questo luogo. Un luogo ricco di valori che io voglio arricchire col mio operato. È quasi rendere eterno ciò che è transitorio: un’opera di architettura”. Per lui tutto parte dall’ispirazione, dalla creatività: “I rendering sono freddi e asettici - dice Marino -, i miei disegni invece, che danno il via alla progettazione, sono caldi e piacevoli. Non è tanto un aspetto nostalgico o romantico, ma lo faccio perché mi piace: niente si interpone tra la mente e la mano, non ci sono mediatori, l’input della mente viene trasferito direttamente sul foglio. E l’elaborazione avviene sul posto, sul cantiere, in piena sinergia tra il luogo e me”. Una mosca bianca nel panorama dell’architettura moderna, ancorato al suo tecnigrafo.
“Lavorare nel Principato di Monaco non è affatto facile e sono contento di questo risultato, visto che per me è il primo progetto importante all’esterno - racconta -: spero sia il primo di una lunga serie”. Dalle nostre parti, ha lavorato alla progettazione del viale dei Cipressi presso il Castello di Inverigo. Il 31 ottobre sarà protagonista di un seminario all’ordine degli architetti di Monza e Brianza in cui presenterà i suoi trent’anni di studio e ricerca, dal lavoro di Inverigo al sistema delle acque di Monza, all’opera nel Principato. “Il mio sogno? Diventare un’archistar”.