di Dario Crippa
Roberto è il bomber. Ha 60 anni, fisico abbastanza massiccio e occhi dolci, ma sotto porta è spietato. E poi c’è Christian “Scintilla”: lo chiamano così all’U-Power Stadium, dove va spesso a vedere il Monza. Lui di anni ne ha una quarantina e in Curva Sud lo adorano. Ora che la sua squadra – l’Asd Arcobaleno – è stata affiliata proprio al “suo” Monza e si fregia di indossare le magliette biancorosse con la scritta “Monza for special”, quando scende in campo è la persona più felice del mondo. E, come i suoi compagni, si impegna ancora di più.
È una storia eccezionale quella di questa squadra di Monza. Che sorta qualche anno fa per dare un’opportunità ai ragazzi affetti da Sindrome di Down di fare calcio, si è aperta ormai a tutti i disabili mentali. Con quella maglia, oltre ai down puoi incontrare infatti schizofrenici, autistici, sociopatici e persone affette dalle più svariate forme di patologia mentale. Prima il Coni e ora anche la Figc (Divisione Calcio Paralimpica e Sperimentale) hanno creato un campionato ad hoc. Rispettivamente calcio a 5 e a 7, ma stesso obiettivo: consentire alle persone affette da disabilità mentale di fare sport e misurarsi tutte le settimane con un pallone.
Nella sede della società monzese, che si allena due volte alla settimana a Vedano al Lambro (e alla Dominante di Monza la domenica), lo sanno. Ma senza dimenticare il problema più grande in questo momento. "La pandemia ha messo in ginocchio la squadra - spiega Andrea Longoni, 34 anni, uno dei tre allenatori -. Per due anni, i lockdown hanno impedito di giocare e ora che si sta tentando di tornare in attività, occorre recuperare l’entusiasmo. E trovare nuove leve". L’equilibrio dei giocatori è delicato, ed essersi fermati per tanto tempo non aiuta a riprendere. "Non è semplicissimo convincere i nostri giocatori a tornare in campo - spiega Andrea -. Ci servirebbero altri giocatori: ora ne abbiamo 15-18 circa, di età compresa fra i 16 e i 60 anni. Il guaio è che in molti si sono chiusi per colpa del lockdown. Chiediamo alle loro famiglie di credere nel progetto".
Giocare non costa un centesimo e fa molto, molto bene.
"Molti di questi ragazzi erano emarginati e con noi sono rifioriti. Lo sport è inclusivo, permette di svagarsi e inserirsi in un contesto non discriminante. Anche le famiglie ne traggono beneficio". A partire da settembre è stato organizzato un Open Day per mostrare le attività e arruolare nuovi iscritti: il martedì dalle 18.30 alle 20 alla palestra Tognini di via Monti a Vedano al Lambro e la domenica dalle 17 alle 18 alla Dominante di via Ramazzotti 19 a Monza l’Asd Arcobaleno Calcio Monza è disposizione per illustrare il campionato rivolto ad atleti con disabilità intellettive e relazionali.
Il campionato della Figc si chiama “Quarta Categoria” e chi milita nella squadra di Monza lo prende dannatamente sul serio.
"Il risultato sportivo ovviamente è secondario per noi, ma non per chi gioca. Non chiamateli poverini! Giocano, ci tengono da matti, si divertono e se proprio a volte - sorride - fanno troppi falli".