di Alessandro Crisafulli
"Avevo sei anni quando l’ho visto in tv, mi ha stregato per come cantava e ballava e mi sono detto, “voglio diventare come lui“". E Roberto Roy Paladini è riuscito ad essere come Michael Jackson. O quasi. Di certo, è riuscito anche lui ad arrivare in televisione. Da vincente. Proprio imitando il suo idolo. Una storia singolare quella di questo esuberante ragazzo desiano di 44 anni, che ha appena vinto il talent “Tali e quali show“ in onda sulla Rai, condotto da Carlo Conti, riscuotendo un grandissimo successo dal pubblico e dalla critica. Una soddisfazione enorme, per lui, che ha fatto tanta gavetta: "Adesso vivo di musica per fortuna – racconta – ma da giovane ho fatto di tutto, barista, magazziniere, postino, muratore. Mi è servito per crescere, fino a quando ho potuto dedicarmi esclusivamente alla mia grande passione". Facendo esplodere il suo talento, che lo ha portato ad esempio a vincere il premio della critica nel 1999 sempre impersonificando Michael Jackson nella trasmissione “Momenti di gloria“ di Mike Bongiorno, a trionfare in vari premi e concorsi canori, a partecipare al Karaoke di Fiorello, a Italia’s Got Talent creando, cantando e imitando.
"Quando è stata decretata la mia vittoria non ci credevo tanto che sono crollato sulle ginocchia – sorride, ricordando quel momento così fresco –, una grande emozione veramente. Non me l’aspettavo anche se con il passare dei giorni e delle esibizioni erano sempre più le persone che mi scrivevano per sostenermi e farmi i complimenti, anche chi non conoscevo, e in redazione sentivo spesso circolare, in positivo, il mio nome". Un numero di fan cresciuto esponenzialmente, che lo ha portato al primo posto. E a una grande popolarità che sta imparando a gestire al meglio, con disinvoltura e allegria: "Nei prossimi giorni mi hanno fissato diversi impegni, forse sarò anche a Sanremo per eventi collaterali – spiega – sono contento che il mio nome possa essere sempre più conosciuto". E c’è una storia da raccontare, dietro il suo nome d’arte, Roy: "Ho vissuto tanti anni a Milano proprio davanti al duomo – dice –, poi mi sono trasferito a Desio. Mio papà a suo tempo cantava, imitava Celentano, era poliedrico, ho preso da lui. Sotto casa nostra viveva un senzatetto che arrivava dall’America e si chiamava Roy. Non so perché fosse a Milano. Era anche lui un vecchio cantante country. Prestò dei dischi a mio padre, ma poi mio padre morì e io non trovai più i dischi di Roy. Per sdebitarmi, di fronte alle sue continue richieste di riaverli, gli promisi che mi sarei chiamato così e avrei raccontato a tutti la sua storia...".
E quel senzatetto americano, pur non avendo riottenuto i suoi amati dischi, sarà contento di come e quanto il suo nome stia circolando. Per la spettacolare imitazione di Michael Jackson, ma non solo: "Io sono un cantautore – sottolinea l’artista –, ho scritto un sacco di brani, vari album. Poi ho la mia Tribute Band con la quale mi trasformo in Elvis, Prince, Jamiroquai. Adesso il mio obiettivo è farmi conoscere per la mia musica, quella che scrivo, e arrivare un giorno a Sanremo, sul palco, con una mia canzone".