REDAZIONE MONZA BRIANZA

"Sandro Mazzola, vieni alla Fiammamonza"

L’invito da Grazia Genco ex giocatrice e dirigente per portare i valori del Toro

"Sandro Mazzola ti aspetto allo Stadio Sada per parlare alle nostre ragazze dei veri valori del calcio, quei valori che tuo papà Valentino Mazzola ha portato sul campo del grande Torino e nella vita di tutti i giorni". L’invito al grande giocatore dell’Inter che vive in Brianza arriva da Grazia Genco, ex giocatrice della Fiammamonza e oggi dirigente della storica società di calcio femminile. L’appello arriva all’indomani di una donazione in biancorosso che Genco ha fatto al Museo del Torino. Alcune settimane fa l’ex calciatrice ha donato un borsa e una sciarpa della Fiamma al Museo granata, una sorta di “gemellaggio dei valori” tra quel vecchio Toro che il 4 maggio 1949 si è schiantato sulla collina del Superga, e la gloriosa formazione del calcio femminile monzese. "Una donazione che è partita dal cuore. Ho scoperto la storia del Toro e me ne sono subito innamorata grazie a Camillo Consonni, papà di una giocatrice della Fiamma. Lui era innamorato dei colori Granata: rimanevo a bocca aperta quando mi raccontava le gesta di Mazzola e compagni, quei valori autentici di un calcio che oggi, purtroppo, non c’è più". Un calcio nel quale i dirigenti e gli allenatori della Fiammamonza continuano però a crescere le nuove leve. "La storia del Toro di allora è un po’ come quella della Fiammamonza, dove mister Levati e la moglie Natalina Ceraso hanno cresciuto intere generazioni di giocatrici. Ragazze che dovevano essere campionesse prima di tutto nella vita, e poi sul campo". Valori nei quali la stessa Grazie Genco è cresciuta. "Grazie a mister Levati sono riuscita a raggiungere il mio sogno. Sono riuscita a giocare in serie A. Certo, per raggiungere gli obiettivi nella vita ci vogliono sacrifici, quei sacrifici che il grande Toro ha dimostrato in campo e fuori. Alle bambine e alle ragazze ricordo sempre che i sogni si possono realizzare, ma quando entrano in campo devono crederci profondamente: con la testa, con il cuore e con le gambe. Proprio come aveva fatto il grande Mazzola".

Barbara Apicella