
di Stefania Totaro
Scesa da 30 a 18 anni nel processo di secondo grado la condanna per Luca Sanfilippo, che si è autoaccusato dell’omicidio di Antonio Deiana. Ieri la prima sezione della Corte di Assise di Appello di Milano, presieduta dalla giudice Giovanna Ichino, ha accolto la riduzione di pena per il presunto esecutore materiale del delitto del 36enne di Villa Guardia, nel Comasco, accoltellato con almeno 15 fendenti il 20 luglio 2012, quando doveva consegnare 4 chili di cocaina e trovato murato 6 anni dopo sotto il pavimento di un seminterrato di Cinisello Balsamo.
La pena di 18 anni di reclusione è stata concordata con la pm della Procura generale Daniela Meliota dall’avvocato Sergio Trentani, difensore del proprietario della ‘cantina degli orrori’ Luca Sanfilippo, 48enne, a cui sono state concesse le attenuanti generiche equivalenti all’aggravante della premeditazione. Luca Sanfilippo era stato condannato al Tribunale di Monza nel processo con il rito abbreviato (e quindi con lo ‘sconto’ di un terzo della pena) dalla gup Pierangela Renda a 30 anni di reclusione per omicidio volontario premeditato e distruzione di cadavere.
Per le stesse accuse, ritenuto dalla Procura di Monza il mandante del delitto, è stato processato il 46enne monzese Nello Placido dalla Corte di Assise di Monza, che invece l’ha condannato a 22 anni di reclusione non ritenendo sussistente l’aggravante della premeditazione. Il pm monzese Carlo Cinque ne aveva chiesto la condanna all’ergastolo e si attende la data del processo di appello, a cui ha fatto ricorso anche la difesa di Nello Placido, che si è sempre protestato innocente, per ottenerne la piena assoluzione. Nell’udienza del processo di appello, che per Luca Sanfilippo si è tenuta in videoconferenza dal carcere per l’emergenza Coronavirus, l’avvocato Trentani ha puntato il dito sulla stridente differenza tra le due sentenze e sullo stato di incensuratezza dell’imputato, ottenendo di concordare la pena con lo ‘sconto’ delle circostanze attenuanti generiche equivalenti. E non è escluso che il legale, se la sentenza di Nello Placido dovesse diventare definitiva senza l’aggravante della premeditazione, possa addirittura chiedere la revisione del processo e abbattere ancora di qualche anno la pena per Sanfilippo.
La gup Pierangela Renda aveva così motivato la sentenza di Sanfilippo sulla premeditazione, facendo già riferimento anche a Nello Placido non ancora processato: "L’omicidio di Antonio Deiana deve essere contestualizzato non solo in un più allargato contesto soggettivo, ma soprattutto nel novero di un preventivo programma criminoso, idoneo ad integrare la contestata premeditazione anche a carico di Luca Sanfilippo".
Ma la sentenza nei confronti di Nello Placido ha poi sparigliato le carte. "Nello Placido si trovava, con assoluta certezza, insieme a Luca Sanfilippo nel seminterrato dove era stato dato appuntamento ad Antonio Deiana e lì vi è stata l’aggressione... ma non vi sono invece sufficienti certezze per affermare che Deiana, che pure aveva avuto ragioni di contrasto con Placido, sia stato attirato in un tranello".