Anche il Tribunale del Riesame patrimoniale monzese risponde picche all’ex geometra di Berlusconi, coinvolto nell’inchiesta per concorso in corruzione sull’urbanistica al Comune di Usmate Velate, che resta con le società e il patrimonio sequestrati oltre che agli arresti domiciliari. I giudici hanno respinto il ricorso presentato da Francesco Calogero Magnano (nella foto), 75enne originario della provincia di Reggio Calabria ma da decenni residente a Macherio, che aveva dato mandato alla sua avvocata Roberta Minotti di rivolgersi contemporaneamente ai giudici della libertà per vedersi annullare o modificare l’ordinanza di custodia cautelare e ai giudici monzesi contro il sequestro patrimoniale preventivo dell’intero capitale delle due società a lui riconducibili, compreso l’intero patrimonio aziendale con le eventuali proprietà immobiliari e mobiliari. Ma il contenuto dell’ordinanza cautelare firmata dalla gip monzese Angela Colella, su richiesta del pm Carlo Cinque, è stato interamente confermato. "Non ho mai pagato una tangente, sono incensurato e questa inchiesta rischia di provocare gravi danni alla mia attività professionale", continua a ripetere Magnano fin dall’interrogatorio di garanzia davanti alla giudice che ha deciso nove arresti, tre in carcere e gli altri ai domiciliari.
Il Tribunale del Riesame patrimoniale di Monza ha respinto anche il ricorso presentato dall’avvocato Davide Steccanella che difende l’immobiliarista lecchese Luigi Roncalli e che invece si è visto revocare i domiciliari in cambio di un’interdittiva professionale dai giudici della libertà di Milano: "Sono sconcertato, sequestrano un’intera società per una fattura sospetta di 12mila euro e dovrò attendere 45 giorni per le motivazioni per sapere perché ed eventualmente ricorrere in Cassazione. E per di più senza che neanche sia stato contestato un reato tributario". In più spese processuali da pagare. Intanto i prossimi a discutere i loro ricorsi davanti ai giudici della libertà di Milano questo mese sono l’ex responsabile dell’ufficio tecnico del Comune di Usmate Velate, Antonio Colombo, al centro dell’inchiesta e ancora detenuto in carcere e l’imprenditrice Ancilla Cantù, ai domiciliari. Questi indagati avevano presentato istanza di modifica della misura di custodia cautelare, osteggiata dalla Procura e respinta dalla giudice, secondo cui a rendere ancora necessaria la misura cautelare sarebbero il pericolo di inquinamento delle prove e della reiterazione del reato.