Sovico (Monza e Brianza), 14 novembre 2024 - Uno sciopero e un presidio, fuori dai cancelli dello stabilimento brianzolo, per chiedere all'azienda di ritirare la procedura di licenziamento di una dipendente che si è vista riconoscere una malattia professionale e aprire un tavolo di confronto col sindacato, su questo caso specifico e più in generale sulle politiche occupazionali all'interno della ditta. Braccia incrociate e manifestazione di protesta oggi alla Beta Utensili di Sovico, storica impresa leader in Europa nella produzione di utensili e attrezzature da lavoro per i settori della meccanica, della manutenzione industriale e dell'autoriparazione.
Le posizioni
Ad astenersi dal lavoro e a radunarsi in assemblea davanti all'ingresso della ditta, da metà mattina in avanti, sono stati una trentina di dipendenti che hanno risposto alla mobilitazione indetta dalle Rsu interne e dalle Fiom Cgil. Oggetto del contendere, l'annunciata intenzione dell'azienda di chiudere il rapporto di lavoro con una dipendente che presta servizio in Beta da oltre vent'anni, è delegata sindacale della Fiom e si è vista riconoscere dall'Inail una malattia professionale che l'ha resa incompatibile con le mansioni fin qui svolte. Una decisione, lamentano dal sindacato, "presa unilateralmente e senza confronto" da parte della ditta. Per l'azienda invece la necessità di interrompere il rapporto di lavoro con la dipendente è arrivata, suo malgrado, dopo aver valutato per 7 mesi lo spostamento della lavoratrice in altri reparti, compatibili con le sue condizioni, ma senza riuscire a trovare soluzioni idonee per ricollocarla.
Il presidio
"Abbiamo tenuto un presidio e un'assemblea con i lavoratori per spiegare le motivazioni di questa mobilitazione, incontrando una buona partecipazione, anche considerato che l'iniziativa è stata organizzata in tempi brevi per l'urgenza dei fatti - spiega Claudio Rendina, segretario della Fiom Cgil Brianza -. La questione di fondo resta aperta: attendiamo una convocazione da parte dell'azienda per avere un tavolo di confronto, che si ritiri la procedura di licenziamento e si trovi una ricollocazione per la lavoratrice. Lei è la punta dell'iceberg, perché ha limitazioni fisiche, ma come lei ci sono tanti altri: la preoccupazione è che i posti di chi ha questo tipo di limitazioni siano a rischio, in questo momento, perché l'impresa, prendendola molto alla larga, ha fatto capire che, con il mercato in sofferenza, gli investimenti in automazione e in nuovi macchinari porteranno a mettere in discussione posti di lavoro. La preoccupazione è quindi anche per gli altri lavoratori".
"Licenziamento non può essere strumento di gestione problemi”
"Beta a Sovico ha più di 300 dipendenti, quest'anno il fatturato sta aumentando: non possiamo pensare che l'unica soluzione davanti all'aumento dell'automazione sia il licenziamento - continua Rendina -. Molto semplicemente, per la dipendente in questione ci vorrebbe una riqualificazione professionale: un'azienda che ha 100 anni non può usare il licenziamento come strumento di gestione dei problemi, per le sue dimensioni, per la sua storia e per le relazioni sindacali che ci sono sempre state".
La mobilitazione non si ferma
Intanto la mobilitazione della Fiom non si ferma. "Ora proveremo a interpellare anche le istituzioni, per avere un tavolo di confronto - sottolinea Rendina -, ma perché ciò avvenga si deve togliere la spada di Damocle del licenziamento: l'azienda deve ritirare il provvedimento, altrimenti non è una trattativa. Vogliamo tutelare la lavoratrice e capire se ci sono problemi anche per gli altri dipendenti che hanno limitazioni fisiche: ce ne sono una decina di lavoratori in azienda che hanno condizioni simili, se non peggiori, rispetto a questa dipendente. Intanto oggi, negli stessi orari, anche un altro stabilimento della Beta, a Castiglione d'Adda (nel lodigiano, ndr), ha deciso di scioperare in solidarietà con le nostre richieste".