ANDREA RONCHI
Cronaca

Seliano, l’artigiano del golf: "Così scolpisco i ferri per il green"

Fresatore di Bernareggio, ha unito lavoro e passione: ora i suoi putter fanno il giro del mondo

Fresatore di Bernareggio, ha unito lavoro e passione: ora i suoi putter fanno il giro del mondo

Fresatore di Bernareggio, ha unito lavoro e passione: ora i suoi putter fanno il giro del mondo

In Brianza c’è un artigiano che, con i propri putter, porta il Made in Italy in giro per il mondo. Era il 2012 quando Seliano Brambilla, fresatore di Bernareggio, decise di valorizzare la propria artigianalità quale fresatore unendola alla propria passione per il golf. "L’idea fu di mia moglie, che vedendo i bastoni della mia sacca mi spinse a provare". Così ha iniziato per gioco seguendo il proprio istinto di golfista e creando i primi bastoni per la neonata Mati Putters. Inizialmente i putter seguivano le linee di quelli classici ma poi, forte dell’esperienza accumulata sui green, Seliano si è spinto oltre creando una propria linea che si distinguesse da tutte le altre. Un Mati Putter non è costruito bensì ricavato da un blocco di acciaio AISI 303 di oltre due chilogrammi. Grazie alle frese, proprio come per una scultura, dopo parecchie ore di lavoro nascono queste opere d’arte dei green del peso tra i 350 e i 370 grammi.

"Questo processo è determinante per garantire la qualità di tocco superiore e il costante e preciso ritorno che i nostri putter consentono di far percepire al giocatore". Il putter è il bastone della sacca di cui bisogna avere più fiducia. È quello strumento che tutti una volta nella vita abbiamo utilizzato al minigolf e che, su buche di oltre 500 metri, permette di finalizzare il gioco. È in assoluto il bastone che tira più colpi in ogni giro e la consapevolezza di possedere la massima qualità possibile è il primo passo verso il risultato eccellente. Attualmente la linea è composta di quattro modelli con una produzione di circa 250 pezzi l’anno. Un mercato non semplice nel quale il “Davide“ Selieno Brambilla affronta i “Golia“ multinazionali. Una “competizione“ speciale: "Mi riempie d’orgoglio essere messo a confronto dei più grandi – confessa Brambilla –. All’estero i golfisti valutano la qualità e non soltanto il marchio. Quando sono stato inserito tra i primi cinque prodotti dalla PGA Americana non ci ho creduto subito, ho aspettato la mail di conferma perché inizialmente pensavo fosse uno scherzo. Ho molto rispetto per i grandi produttori che sono un punto di riferimento. Ho conosciuto Scottie Cameron e Bettinardi, dei giganti che hanno segnato la storia del golf. Per me è già più che soddisfacente essere insieme a loro". I putter di Mati non si limitano a seguire solo schemi meccanici o le leggi della fisica. Brambilla li prova singolarmente poiché ogni prodotto è diverso dall’altro: "Parto sempre dalle sensazioni più che dal semplice studio e schema meccanico. All’estero c’è una forte richiesta di prodotti italiani creati artigianalmente. I clienti vogliono la scritta Made in Italy con il pacco che arrivi dall’Italia. Mi sento con tutti per creare un prodotto personalizzato tanto nella misura quanto nell’unicità". E in effetti arrivano anche richieste particolari? "Succede, in più di una circostanza – racconta –. Un cliente mi aveva domandato di inserire il logo Scottie Cameron, richiesta che ovviamente non ho assecondato così come le incisioni di slogan politici di qualsiasi genere. Mi capita anche di ricevere richieste per la produzione con materiali particolari, come l’oro".

Quindi delle opere d’arte che diventano gioiello. "Sì, ma alle quali non do seguito – ci tiene a precisare l’artigiano –. Il mio prodotto deve essere utile e poter dare dei vantaggi durante il gioco. Non mi interessa creare soprammobili o prodotti che non vengano utilizzati sui campi. Ho scelto di non risparmiarmi nella ricerca della qualità e della precisione. Giocare con un Mati non significa rincorrere la moda del momento, ma rappresenta la forte volontà di ottenere sempre il miglior risultato possibile da un punto di vista sportivo". In questo momento la produzione è quasi interamente legata all’esportazione. Il mercato interno non è ancora pronto e, sebbene nel 2016 al PGA Show fu indicato tra i dieci migliori produttori mondiali di putters, ai putter made in Bernareggio i golfisti nostrani preferiscono i grandi marchi. Ma sì sa, nessuno è profeta in patria. O almeno, non ancora.