STEFANIA TOTARO
Cronaca

Seregno, ex assessore all'Urbanistica: "Lugarà mi disse di fare in fretta e lo cacciai"

Barbara Milani racconta i primi approcci, appena entrata in giunta, con il costruttore calabrese

di Stefania Totaro

L’ex assessore all’Urbanistica ed edilizia privata del Comune di Seregno Barbara Milani è stata ascoltata ieri come testimone della pubblica accusa alla ripresa del processo per la presunta corruzione urbanistica al Comune di Seregno, che vede sotto la lente del pm monzese Salvatore Bellomo e Giulia Rizzo i rapporti del costruttore calabrese trapiantato in Brianza Antonino Lugarà con l’ex sindaco forzista Edoardo Mazza e alcuni componenti della sua Giunta e funzionari comunali per portare a casa nel 2015 la concessione edilizia sull’area ex Dell’Orto per la realizzazione di un centro commerciale.

La testimonianza di Barbara Milani, sentita dalla Procura di Monza sia per il primo filone della maxinchiesta di cui all’odierno processo che per il secondo filone di cui si è recentemente avuta notizia (che vede indagati Mazza, Giacinto Mariani e gli imprenditori Giorgio Vendraminetto, Emilio Giussani e Maurizio Schiatti) è cascata ‘a fagiolo’ perché sia il pm che i difensori degli imputati facessero più o meno velato riferimento in aula alla nuova eclatante ordinanza, in cui la gip Pierangela Renda ha respinto le misure cautelari, ritenendo in un caso mancanti anche i gravi indizi di colpevolezza. Barbara Milani è stata nominata assessore della Giunta del sindaco Mazza nel 2015, quando Giacinto Mariani era vicesindaco. "La prima pratica che mi sono trovata sul tavolo come assessore è stata quella della società Gamm riferibile a Lugarà - ha spiegato Barbara Milani - che era già chiusa e pronta da portare in Giunta. È stato l’allora dirigente dell’ufficio tecnico Calogero Grisafi ad illustrarmene i contenuti e a dirmi che era una pratica che avrebbe fatto introitare al Comune 800mila euro. Un paio di giorni dopo il mio insediamento Lugarà si è seduto di fronte a me alla scrivania in ufficio dicendomi che dovevo subito vidimare la pratica. Gli ho chiesto di andarsene perché non aveva preso un appuntamento e non lo ritenevo un comportamento consono. In successive riunioni Lugarà ha prospettato la necessità di un iter veloce perché doveva procedere con il rogito". L’ex assessore Milani, di professione avvocata, ha illustrato così il suo primo impatto con il nuovo incarico. "Grisafi mi inseguiva nei corridoi, mi diceva “stai tranquilla, è tutto a posto, firma e porta in Giunta”, mi metteva sotto pressione mentre per me era una materia nuova. Quando sono stata eletta in quota Lega, Giacinto mi ha detto che a me sarebbe andata l’urbanistica, io speravo lo sport, gli chiesi di ripensarci ma la scelta ricadde su di me. Io volevo approfondire e comprendere, Giacinto mi diceva di ragionare con la mia testa, poi ho avuto rassicurazioni dai funzionari che la pratica era corretta". La testimone ha però aggiunto di avere cercato di modificare la norma che permetteva la trasformazione delle aree dismesse in polifunzionali, "con il privato che poteva scegliere la destinazione". "Per me creava confusione urbanistica, misi la questione all’ordine del giorno della Giunta, ma tutti votarono contro e Mazza mi disse che doveva restare così perché era una grande possibilità politica", ha spiegato. L’avvocato Luca Ricci, difensore di Lugarà, ha fatto ammettere alla testimone che non era a conoscenza del fatto che Lugarà avesse fretta perché la normativa prevede che l’iter urbanistico si concluda "entro 90 giorni dalla presentazione altrimenti deve essere nominato un commissario, che è un costo per il Comune".

Mentre inevitabilmente gli avvocati degli imputati hanno puntato il dito sulla circostanza, già emersa, di un’errata interpretazione di un’intercettazione addebitata a questa vicenda mentre poi si è chiarito che la parola che risultava incomprensibile era Pac: non quindi l’area ex Dell’Orto riconducibile a Lugarà, ma l’area di via Milano, allo Stadio e Toselli sulla realizzazione di due esercizi commerciali che ora è oggetto di un capo di incolpazione da parte della Procura di Monza, quello che riguarda l’accusa di Mariani per corruzione insieme agli imprenditori Giussani e Schiatti e quella di abuso di ufficio a riguardo di Mazza. Una vicenda per cui la gip del Tribunale di Monza ha ritenuto insussistenti i gravi indizi di colpevolezza e la Procura potrebbe proporre ricorso in appello.