DARIO CRIPPA
Cronaca

Seregno, il dirigente picchiato da un papà in oratorio: “Rivoglio la mia vita. Dall’aggressore? Non mi aspetto nulla...”

Al padre violento è stato comminato un Daspo di 5 anni. Il 44enne che per via delle botte ha perso un rene: “La colpa non è del calcio ma della nostra società”

La partita fra bimbi di 9 anni è finita con una rissa

Seregno (Monza e Brianza) – “Un mese fa, un chirurgo mi ha ripreso per i capelli e mi ha salvato la vita… Mia moglie dice che è stata mia madre, morta due mesi e mezzo fa, a ricacciarmi giù dal Cielo… io non lo so, ringrazio il medico, ringrazio Dio, ma mi continuo a chiedere come “cacchio” sono finito così. Rivoglio la mia vita".

È ancora profondamente scosso il dirigente della Asd Polis Sgp dell’Oratorio di Seregno che il 21 giugno scorso, per un calcio rifilatogli da un genitore scalmanato della squadra avversaria (il Lions San Carlo di Muggiò), era stato ricoverato in fin di vita all’ospedale di Desio e ci aveva rimesso un rene, spappolato. Meccanico, 44 anni, quel giorno era in panchina. Lo chiameremo Franco, nome di fantasia, perché lui si raccomanda: "Non scrivete il mio nome, né le iniziali... sono solo un dirigente della Polis, tutto qui". E avverte: "Non voglio parlare della dinamica di quanto accaduto, ci sono le indagini dei carabinieri in corso".

Cosa resta, allora?

"Mi sento solo di dire che la colpa non è del calcio, ma della nostra società: è un problema culturale che riguarda tutti gli sport popolari e noi adulti. In campo quel giorno c’erano solo dei bambini di 9 anni o anche meno, in un torneo dell’oratorio, si stavano divertendo e basta. Certi genitori... un po’ meno".

Come sta?

"Si tira avanti, miglioro, ma vivo con la panciera, questa estate mi piacerebbe portare al mare mia moglie e mio figlio, attendo il via libera dall’ultimo controllo con il medico che mi ha operato, anche se non credo che potrò fare il bagno".

Il lavoro?

"Vorrei tornare a lavorare, anche se faccio un mestiere pesante, in un’officina meccanica e temo che prima di settembre non potrò fare sforzi".

Il genitore che le fece tutto questo si è più fatto sentire, magari per scusarsi?

"No, ma non mi aspetto nulla da lui. Il problema – lo ripeto – è la cultura sociale e sportiva che c’è dietro quanto accaduto, i bambini per fortuna continuano a divertirsi, gioiscono o si arrabbiano per una partita ma finisce tutto lì, dimenticano e tornano immediatamente a giocare e scherzare. Sanno perdere, troppi adulti invece devono ancora impararlo. Lo sport dovrebbe essere solo un piacere, un bel modo di stare insieme".

Ora hanno dato 5 anni di Daspo a chi l’ha ridotta così…

"Non lo avevo mai visto prima e non mi sento di dire nulla su di lui, ma è difficile da accettare quanto è accaduto, penso solo che vorrei riavere la mia vita".

Tornerà sui campi, tornerà a fare il dirigente?

"Non me lo sono ancora chiesto. Eravamo in un oratorio, quel giorno era mio dovere andare a sedare la rissa che si stava scatenando davanti ai bambini. Non sono una mosca bianca: conseguenze così gravi per fortuna sono capitate solo al sottoscritto, ma potrebbero accadere tutte le domeniche anche ad altri, anche in altri sport".

Suo figlio?

"Quel giorno era in campo, anche se non c’entra nulla con la lite che si è scatenata sugli spalti.Ecco, il mio unico desiderio è che mio figlio continui a giocare e a divertirsi, non deve smettere per le colpe degli adulti. E alla sera, al ritorno dal lavoro, mi piacerebbe poter tornare a giocare con lui, come ho sempre fatto".