Seregno (Monza e Brianza), 30 gennaio 2023 - Incontrerà il 15enne di Lentate spinto sotto il treno in questi giorni, il sindaco di Seregno Alberto Rossi, per portargli un po’ di conforto. Per far sentire la sua vicinanza. Per dare, anche, un segnale. Che c’è tanto da fare, sul fronte della prevenzione del disagio giovanile ormai dilagante, affinché certi episodi - sia quello scioccante di mercoledì pomeriggio in stazione sia i fenomeni più ampi delle baby gang, del bullismo e del cyberbullismo, della violenza in genere tra minori - non abbiano drammatiche repliche. Un impegno che il Comune ha intrapreso con un progetto concreto, avviato proprio di recente, allestendo una rete tra le istituzioni e alcune cooperative e associazioni. Il progetto si chiama “LAST – Laboratori Arte Sport Teatro“ e prevede laboratori teatrali, iniziative di street-art e attività sportive, proposte ai giovani per rispondere ai bisogni di attivazione sociale, espressione, inclusione e partecipazione. Con scuole e gruppi di studenti: "Dare spazio alla partecipazione significa costruire una comunità capace di passare il testimone alle prossime generazioni, rendendole protagoniste nella costruzione del futuro".
E anche ieri, come nei giorni scorsi, durante le iniziative legate al Giorno della Memoria, il sindaco ha parlato direttamente ai ragazzi di tutte le terze medie della città, coetanei dei ragazzi coinvolti nel drammatico episodio di mercoledì (la vittima di Lentate, i due aggressori di Seregno e Desiodell’aggressione): "Ciascuno di noi di fronte a quello che succede è chiamato a decidere da che parte stare – le sue parole –. Uno a volte non pensa di fare del male, non pensiamo alle conseguenze. Ma ciò che è successo interroga tutti noi. Agli adulti a volte viene facile l’equazione che tutti i giovani di oggi sono uguali e da buttare via, è successo del resto a tutte le generazioni, anche alla mia. Noi non possiamo fare finta di nulla su quello che è successo. Dobbiamo pensare a come ci trattiamo tra di noi, tra compagni di classe, tra compagni di sport. A volte basta l’indifferenza a fare male, basta pensare che ciò che succede all’altro, se trattato male, bullizzato, oggetto di violenza, non siano fatti nostri". Eppure "tutti stiamo parlando dell’aggressione in stazione – ha proseguito Rossi – e dobbiamo trarne qualcosa di positivo. La storia che studiamo, le storie che sentiamo o vediamo non sono un film della Marvel. Sono le storie di ciascuno di noi. E allora non possiamo dire “me ne frego“, perché poi si può arrivare a quanto è successo, senza rendercene conto".