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Seregno scopre il libro sospeso. Un dono per i bambini in affido

A Seregno nasce il libro sospeso: 61 bambini riceveranno in dono libri grazie all'acquisto di altri. Iniziativa di solidarietà che sorprende la comunità.

Seregno scopre il libro sospeso. Un dono per i bambini in affido

A Seregno nasce l’iniziativa del libro sospeso. Saranno 61 i bambini che riceveranno in dono qualcosa da leggere grazie all’acquisto fatto da altri. È un risultato sorprendente, non solo perché si tratta della prima edizione del libro sospeso, ma anche perché tutto è nato quasi in modo spontaneo. "In occasione della mostra “Intima Lettura“ con il quadro “Madonna col Bambino che legge“ – spiega il sindaco Alberto Rossi –, visitata in tre mesi da quasi 2mila persone, è stata lanciata una bella iniziativa di solidarietà: il libro sospeso. Le promotrici, insieme all’ufficio cultura del Comune, sono state alcune librerie della città: Biblos Cartolibreria, Città del Sole Seregno, Lulabì, Mondadori Bookstore Seregno, Libreria Ubik Seregno e Un Mondo Di Libri". I seregnesi, forse più abituati all’idea del caffè sospeso (da noi poco praticato, ma comunque conosciuto), o della spesa sospesa lanciata ai tempi del Covid per aiutare le famiglie in situazione di disagio economico, sono rimasti un po’ sorpresi dall’iniziativa. Qui si è abituati a dare aiuto concreto a chi fa fatica ad arrivare alla fine del mese.

La proposta culturale ha un po’ spiazzato tutti. I cittadini hanno comunque risposto con generosità. "Sono stati raccolti 61 libri – spiega Rossi - che ora metteremo a disposizione del Servizio Tutela Minori così che possano arrivare a bambine e bambini in situazioni di disagio economico o che sono in situazione di affido". Per il sindaco una bella storia da raccontare anche sulla sua pagina Facebook nei giorni di Pasqua. Per la città, invece, l’ennesima conferma di una comunità attenta ai bisogni degli altri, anche dei più piccoli, che ora possono concedersi quel piacere della lettura che per mille motivi (soprattutto di ordine economico o sociale) non hanno mai potuto coltivare.

Gualfrido Galimberti