Desio, 27 gennaio 2025 – Talmente stressati a causa del lavoro da aumentare il numero di sigarette fumate ogni giorno. Lo confessano i lavoratori brianzoli alla Lilt, la Lega italiana per la lotta contro i tumori. È il risultato della ricerca sul “Lavoro logorante – indagine sulla salute“, condotta insieme alla Fondazione Bignaschi e con il supporto di Ats Brianza. Obiettivo, capire l’esposizione a comportamenti e stili di vita dannosi per la salute fisica e mentale dei lavoratori.
Il campione
Si tratta nel 79% dei casi di donne, e nel 21% di uomini, con un’età media tra i 50 e i 55 anni e un titolo di studio prevalente di diploma superiore (53%). La maggior parte dei partecipanti lavora come manovale (32,6%), seguita da impiegati nel settore delle vendite (21,1%), ristorazione (19,9%), pulizie (14,4%) e sanità (11%).
Il 17% del campione lavora su turni notturni e oltre il 79% svolge straordinari. Il 70% ha oltre 10 anni di esperienza lavorativa. I risultati per molti versi preoccupano. Gli intervistati si considerano in media stressati, tanto da cercare sfogo nel fumo.
Lo stress, però, secondo la ricerca causa atteggiamenti sbagliati anche a livello di alimentazione disordinata, incoraggiata anche da umiliazione o frustrazione. Marcate anche la difficoltà di sonno e quella di dedicarsi ad attività desiderate a causa dello stress. Dall’analisi, un motivo di consolazione: i lavoratori stressati non si rifugiano nell’alcol.
Alimentazione disordinata
Il luogo di lavoro, al di là dell’attività strettamente quotidiana, per 1 persona su 3 diventa un problema nel gestire l’alimentazione, soprattutto a causa del servizio mensa. A influenzare l’alimentazione è anche la scansione dei tempi lavorativi secondo 6 intervistati su 10. Questo si traduce in scelte poco salutari: la metà dei lavoratori si orienta verso snack salati o dolci utilizzando i distributori automatici presenti nell’azienda. Un dato fa tirare un sospiro di sollievo: 7 persone su 10 consumano comunque frutta o verdura durante la loro giornata lavorativa.
Lo sforzo fisico al lavoro è considerato moderato, ma il 44%, dopo aver timbrato il cartellino ed essere tornato alla sua vita privata, non pratica attività fisica regolare.
Investimenti mirati
“Da tempo Lilt è attiva nel welfare e collabora con Ats Brianza per promuovere la salute nei luoghi di lavoro – commenta Marco Alloisio, presidente Lilt Milano Monza Brianza –. Questa indagine rappresenta un passo importante per registrare la percezione dei lavoratori più a rischio e per sensibilizzare le aziende sull’impatto dello stress sul benessere psico-fisico. E così possiamo sviluppare interventi ancora più mirati per prevenire molte patologie oncologiche e croniche”.
“Questo studio sulla salute dei lavoratori impiegati in occupazioni logoranti nel nostro territorio fornisce un’importante fotografia per attuare azioni efficaci che puntano al benessere dei lavoratori – evidenzia Michele Brait, direttore generale di Ats Brianza –. La nostra agenzia crede fortemente nel programma Workplace Health Promotion che portiamo avanti con determinazione e che, anche grazie alla Lilt, sta coinvolgendo sempre più aziende e lavoratori”. Tirate le somme, tuttavia, emerge che secondo il 67% degli addetti ritiene che la propria azienda non promuova programmi di salute sul lavoro.