Barbara Calderola
Cronaca

Silvio Berlusconi e Villa San Martino a Arcore: l’antico delitto, la scuderia, i summit e gli scandali. La storia del “mausoleo” del Cav

La reggia brianzola del leader custodisce segreti politici e sogni personali dell’ex presidente del Consiglio. Trent’anni di storia italiana e mondiale sono passati da qui

L'ingresso di Villa San Martino

Arcore, da 30 anni la capitale del berlusconismo, e Villa San Martino il suo simbolo nella stagione dello splendore, come in quella del declino. Reggia del leader. Sotto lo sguardo di Antea e di una Monna Lisa nuda sono nate e morte fortune politiche e si sono fatti e disfatti governi e alleanze. Silvio Berlusconi con la camicia da tranviere abbracciato a Umberto Bossi nel 1994 per tentare di salvare la prima esperienza a Palazzo Ghigi. Le file di auto blu in coda davanti al cancello con lo stemma d'ottone presidiato notte e giorno dalle camionette dei carabinieri e assediato da telecamere e taccuini sono uno dei riti entrati nella storia della Seconda Repubblica, la casa del Cavaliere sta all'immaginario collettivo del nuovo corso post-tangentopoli, come i vertici in piazza del Gesù stavano al cinquantennio democristiano.

La fortuna della residenza brianzola nasce da una tragedia, il torbido delitto della contessa Anna Casati Stampa per mano del marito conte Camillo, a Roma, il 30 agosto 1970. La giovane erede Anna Maria Casati Stampa è minorenne, a tutelarne gli interessi è Cesare Previti, futuro amico e avvocato dell'allora imprenditore del mattone. Sono gli anni del boom  dell’edilizia e della nascita dell'impero fra Brugherio e Segrate, Edilnord e Milano 2. Il nuovo volto dell'economia lombarda di un quartier generale all'altezza dello status raggiunto. E la scelta cadde sull'ex monastero benedettino trasformato in dimora nobiliare dove il conte Alessandro Casati accoglieva l'amico Benedetto Croce. Era il 1973, l'acquisto è concluso per mezzo miliardo di lire in azioni per assicurarsi 3.500 metri quadrati da sogno, con arredi, pinacoteca, una biblioteca con 10mila volumi e la scuderia diventata celebre nelle cronache per l'assunzione del mafioso Vittorio Mangano.

Berlusconi raffina la passione per l'arte e si scopre mecenate e la villa diventa un'opera da plasmare senza sosta. Non trascura di pensare all'eternità e commissiona allo scultore Pietro Cascella “La volta celeste”, un mausoleo personale in travertino per sé e i propri cari. Ne è talmente orgoglioso da mostrarlo anche a Michail Gorbaciov, un piccolo corteo con Silvio in testa a fare da cicerone, il padre della perestroika aveva lasciato il potere da due anni e sul volto perplesso dell'ex capo del Cremlino e della consorte Raissa, il Cavaliere si lasciò andare a una indiscrezione: “Ho deciso di entrare in politica”, un annuncio che ammutolì la comitiva.

Seguiranno anni di incontri e di vertici politici, per la prima volta nell'epoca di Forza Italia e della Lega, la politica che contava lasciava la capitale per radicarsi in Lombardia. Leggi di bilancio, crisi internazionali, nuove geometrie quasi come nel calcio, l'altra grande passione del Presidente, sono nate qui. Ancora nell'aprile 2010, quando i guai giudiziari e le turbolenze estere cominciavano a fare traballare l'ultimo governo del Cav, Valdimir Putin atterrava a Malpensa per raggiunge Arcore e discutere “di progetti energetici e tecnologici che riflettono il carattere strategico fra Italia e Russia”.

Ma Villa San Martino è anche lo sfondo degli scandali sulla vita privata e del caso Ruby che ha segnato l'ultimo pezzo della parabola. In quelle stanze si svolgono molte delle cene eleganti raccontate nei minimi dettagli nelle aule del tribunale di Milano. Grandi eventi e un ruolo mondiale non hanno impedito a Berlusconi di coltivare un rapporto assiduo con la cittadina di provincia, mantenendo un canale sempre aperto con i sindaci che negli anni si sono susseguiti, fra i regali il dono di un terreno per una pista ciclabile e la promessa prima della malattia al primo cittadino Maurizio Bono “di un progetto che lasci il segno”. Il sogno di un museo nel giardino della villa per condividere i suoi tanti gioielli artistici è fra le ipotesi. I visitatori potrebbero lustrarsi gli occhi con i tanti capolavori che ha raccolta nella sua vita, fra i quali n Tiziano del 1533 “Il ritratto di Ippolito dei Medici”. Dietro al suo cancello non ci sono solo vip, ma una fila discreta di persone che gli hanno chiesto aiuto e non sono uscite a mani vuote.