REDAZIONE MONZA BRIANZA

Sognando la Dakar 2021, avventura da 8.000 km!

Il pilota Giovanni Stigliano e la sua partecipazione alla mitica gara di rally nel deserto africano, sfida estrema di quindici giorni

Incontriamo Giovanni Stigliano, 47 enne, pilota di moto di Gorla Maggiore, che ha partecipato alla più importante e impegnativa gara di rally, la Dakar. Si tratta di un’avventura di 15 giorni nel deserto africano lungo un percorso di 8.000 Km, di cui quasi 5.000 km di speciale, settori cronometrati finalizzati alla classifica. L’evento ha una grande organizzazione, basti pensare che ad ogni tappa viene allestito un grande accampamento (il Bivacco), ovvero una città vera e propria, con tutti i servizi a disposizione dei piloti, che si sposta tutti i giorni. Si smonta e rimonta tutto continuamente, mantenendo la stessa struttura. Il premio finale, messo in palio dagli sponsor, è in denaro.

La sua passione per la moto è cominciata a 14 anni, quando il padre, come premio per i risultati scolastici, gli regalò un Fifty, successivamente un 125 e in seguito la prima moto da enduro. Fin da ragazzo si è dedicato al moto rally, tranne per una breve parentesi di moto su strada. Ci tiene a inviare un messaggio ai ragazzi: anche a lui è capitato di non comportarsi in modo responsabile, ma crescendo ha deciso di abbandonare la moto su strada, consapevole dei maggiori rischi, per dedicarsi solo al rally professionale. Così, ha cominciato a seguire un corso di orientamento presso la scuola federale in Piemonte, per arrivare al primo campionato in Italia, poi in Africa e in Europa. Nel 2010 finalmente ha partecipato alla prima gara internazionale, da quel momento non si è più fermato. Stigliano dal 3 al 10 gennaio del 2021 ha partecipato alla gara tanto sognata, il suo unico obiettivo è stato quello di arrivare fino alla fine della gara, senza pensare alla posizione, ma non è andata come voleva. Durante una delle giornate purtroppo ha avuto un problema alla pinza del freno anteriore che non poteva aggiustare da solo, se non con l’aiuto di un team ufficiale esterno. Capiamo che i problemi nel deserto possono essere diversi, non esista solo la sabbia, tutti i giorni si devono schivare parecchie pietre e sassi di fiumi in secca. Facilmente puoi beccare una pietra che ti danneggia un coperchio e, com’è accaduto a lui, da una piccola crepa il motore può cominciare lentamente a perdere l’olio fino a quando si inchioda, un po’ come quando ci manca l’ossigeno.

Ci racconta che il sogno deil derviese campione paralimpico

Col senno di poi, pensa che sia stato meglio così. Aveva la testa un po’ troppo calda per affrontare questo tipo di gara, invece bisogna essere sempre collegati e dare meno gas per non rischiare di farsi male. In conclusione, la Dakar, più che una gara in moto, è una sfida con sé stessi a livello fisico e mentale, nel deserto c’è sempre qualche problema che devi cercare di risolvere da solo e con responsabilità.