Un conflitto a fuoco tra due gruppi pronti a uccidere, che non hanno esitato a sparare a raffica, almeno 14 colpi, ad altezza uomo. In pieno giorno. Da veicoli in corsa, in mezzo a un traffico sostenuto. Vicino a case, negozi e un oratorio pieno di bambini. Cambiano gli scenari, dopo la maxi operazione tra Lombardia e Calabria, del “Far West” (come è stata battezzata l’attività investigativa) andato in scena a Seregno l’11 luglio. I tre uomini a bordo della Fiat Punto speronata e colpita in via Wagner - padre 56enne e due figli di 31 e 29 anni - sono stati arrestati tra Catanzaro e Laureana di Borello, in provincia di Reggio Calabria, dove cercavano rifugio e, probabilmente, protezione. Sono loro, secondo quanto mostrano le immagini di videosorveglianza vivisezionate dai carabinieri della compagnia di Seregno, ad aver aperto il fuoco, con almeno 7 colpi andati a vuoto, contro il furgone Iveco Daily con a bordo i “nemici”. Subendone poi la risposta, che è costata due proiettili nella schiena del 56enne, dimesso dopo cinque giorni di ospedale. I tre, tutti commercianti di auto usate, sono quindi indagati per tentato omicidio e porto illegale di arma in luogo pubblico.
Ancora massimo riserbo su quello che può essere il movente, anche se sono molti gli indizi che vanno nella direzione di affari illeciti dentro o attorno al mondo della criminalità organizzata. L’operazione si è svolta con un dispositivo di circa 95 unità messo in campo dai carabinieri della compagnia di Seregno con l’ausilio dei colleghi delle due province calabresi. I militari hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa mercoledì dal Gip del Tribunale di Monza su richiesta della Procura. Per l’occasione, sono state svolte perquisizioni nelle abitazioni degli indagati ma anche nei confronti di diverse persone emerse, a vario titolo, nello sviluppo dell’attività investigativa: con l’ausilio di un elicottero e delle unità cinofile, caccia aperta ad eventuali armi, esplosivi e stupefacenti, tra le province di Monza e Como. Le prime ricerche non hanno fatto emergere nulla di particolarmente significativo.
La dinamica è però sempre più chiara: si è trattato di un “botta e risposta” su 400 metri di strada urbana dove, con estrema spregiudicatezza, sono stati esplosi almeno 14 colpi di pistola calibro 7.65. L’attività di indagine immediatamente successiva ai fatti aveva permesso nella prima fase di identificare le persone sul furgone (che si era dileguato), due fratelli calabresi di 28 e 48 anni (entrambi commercianti di materiali ferrosi di cui uno con precedenti), arrestati il 13 luglio a Cesano Maderno, prima che potessero fuggire con un’auto Mini “pulita”. Poi la conferma che la sparatoria era partita dalla Punto e i tre arresti di ieri.