DARIO CRIPPA e STEFANIA TOTARO
Cronaca

“Conosci degli infami. Ti devo ammazzare”. A Monza tre arresti per la spedizione punitiva dei latinos sanguinari

Arrestati per tentato omicidio tre ecuadoriani che ai giardini del Nei a Monza avevano assalito un 25enne con una bottigliata in testa e 12 coltellate

La polizia è risalita agli autori dell’agguato grazie ad alcuni testimoni e alle immagini delle telecamere della zona

La polizia è risalita agli autori dell’agguato grazie ad alcuni testimoni e alle immagini delle telecamere della zona

Monza – "Ho degli ordini, ti devo ammazzare, devi essere eliminato perché conosci degli infami". E giù le coltellate. La prima allo stomaco, poi una bottigliata in testa tanto violenta da sfondare il vetro e far perdere i sensi alla vittima. Poi le altre coltellate, 12 in tutto, tutte sferrate in parti vitali. Un bagno di sangue. E l’ombra dei Latin King, una delle gang più famigerate e sanguinarie che da tempo hanno messo radici a Milano e nell’hinterland. Martedì mattina all’alba la Squadra Mobile della Questura di Monza e della Brianza ha eseguito un’ordinanza cautelare del Tribunale di Monza a carico di tre giovani ecuadoriani ritenuti responsabili del tentato omicidio di un coetaneo connazionale la sera del 20 giugno scorso nei pressi dei giardini pubblici del Nei, in via Enrico da Monza. Una terra di nessuno, divenuta da tempo teatro di serate alcoliche e risse, consumo di droga e spaccio al dettaglio. L’indagine, denominata “Lama bianca”, è nata in seguito all’intervento, in codice rosso, delle ambulanze, chiamate a soccorrere in via Pesa del Lino il 20 giugno un 25enne monzese, ricoverato per diversi giorni in ospedale.

La vicenda è stata ricostruita attraverso l’analisi delle immagini delle telecamere della zona e le dichiarazioni dei testimoni. Tutto comincia con un diverbio e una prima aggressione alla vittima da parte del terzetto al Nei verso le 20. Poi, mentre il 25enne si trova in via Enrico da Monza, viene raggiunto dagli stessi giovani, uno dei quali, dopo aver recuperato un coltello da uno dei complici, lo assale nuovamente e lo colpisce con un primo fendente allo stomaco che lo fa stramazzare a terra. Mentre la vittima tenta di rialzarsi, viene colpita alla testa con una bottiglia di birra che si infrange. Un colpo sferrato con forza tale da far perdere quasi i sensi all’aggredito che, nella ricostruzione dei fatti resa agli investigatori, non ricordava nemmeno le altre coltellate, ricostruite solo grazie al referto medico.

A salvargli la vita, il sopraggiungere di un amico che, attirato dalle urla della vittima, riesce a fare allontanare gli aggressori, dopo essere stato a sua volta minacciato con lo stesso coltello. In carcere ora sono finiti S.B.H.P., 22 anni, residente in provincia di Varese, ritenuto l’aggressore materiale e M.D.C.D., 21 anni, residente a Concorezzo, accusato di avere passato il coltello al suo complice, mentre agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico è finito F.B.Q.O., 28 anni, residente a Monza, ma domiciliato a Varese, che avrebbe fatto da “palo“.

Tutti e tre hanno precedenti di polizia per episodi simili. Lo scenario. È emerso che, nonostante nessuno dei giovani coinvolti risulti affiliato alle famigerate bande di “latinos", il movente del tentato omicidio sarebbe la conoscenza da parte della vittima di un altro giovane appartenente a una gang rivale dei Latin King di Cologno Monzese, della quale i tre aggressori si sono detti esponenti. O almeno forse vorrebbero entrarci.

Uno dei Latin King potrebbe aver chiesto ai tre ecuadoriani protagonisti di sottoporre la vittima a uno dei “pestaggi punitivi“ tipici della pandilla. Ne sarebbe conferma la frase pronunciata dal terzetto. L’operazione di polizia, che ha consentito, oltre che di rintracciare e sottoporre alle misure cautelari i tre indagati, anche di sequestrare, nelle loro abitazioni, parte dell’abbigliamento da loro indossato il giorno del tentato omicidio, è stata resa possibile - fanno sapere dalla Questura - dalla rapidità delle indagini e dal qualificato tempestivo intervento dell’autorità giudiziaria, che non ha mancato di sottolineare come l’azione criminosa sia stata di una "violenza inaudita".