MONZA – A Monza e in Brianza si investe poco in cultura. Il fatto è ormai certificato, e l’analisi sulla qualità della vita in Italia del Sole 24 Ore ne è solo ulteriore conferma: la provincia brianzola è arrivata ultima quest’anno in spesa dei comuni in cultura. Il dato, una volta scavato, risalta ancora di più se si pone a confronto Monza con gli altri capoluoghi di provincia lombardi.
Il paragone con Bergamo, quasi uguale in termini di abitanti, è addirittura impietoso. Secondo l’analisi di Fondazione Openpolis, pubblicata sul sito Openbilanci, nell’anno 2022 la città di Monza ha investito complessivamente 6.377.415 euro in spesa corrente per la tutela e la valorizzazione dei beni e attività culturali (con una media di 52,28 euro pro capite), mentre Bergamo la bellezza di 27.110.765 milioni (con una media di 226,91 euro pro capite). La vicina Lecco, di milioni in cultura nel 2022 ne ha investiti 4.943.053, con una media pro capite pari a più del doppio di quella di Monza, e cioè a 105,55 euro. Per ora non si dispone di dati armonizzati per gli anni 2023 e 2024, anche se va rilevato che nell’ultimo biennio a Monza c’è stato un aumento di spesa corrente a bilancio per beni e attività culturali. Nel 2022 la spesa in servizi e contributi per cultura a bilancio è stata di 259mila euro, che sono diventati 329mila nel 2023, e 375mila nel 2024, con un incremento quindi di 116mila euro in due anni. Una quota significativa di spesa è andata poi ai teatri, con in testa il Binario 7 che nel 2024 ha ricevuto un finanziamento di 340mila euro, e il teatro Manzoni con 260mila euro.
Un miglioramento che però non è ancora abbastanza. “La situazione è storicamente così e si vede – dichiara l’assessora alla Cultura di Monza Arianna Bettin –. Siamo in un territorio che ha avuto per lungo tempo una vocazione differente, e questo ha un riflesso anche nei bilanci comunali. A Monza stiamo facendo un lavoro progressivo di aumento delle risorse per la cultura, ma partivamo da uno storico che rispetto a capoluoghi di provincia, anche più piccoli, è inferiore. Questo perché la vocazione prevalente del territorio, e lo si vede anche dall’azione dei privati, è di investire sul sociale”.
Da qui una riflessione di carattere economico. “In realtà per fame di cultura siamo un ambiente vivace – prosegue –, quello che non è troppo entrato nella concezione brianzola è che per gli eventi culturali bisogna investire, c’è bisogno di un sostegno forte. Eventi grossi assorbono molte risorse, ma queste non sono uno spreco – conclude –. La cultura è centrale per la promozione del territorio, e ha ricadute positive in termini sociali e anche a livello economico, perché significa aumento di attrattività di persone e circolazione di denaro”. C’è poi il fenomeno dell’abbandono di presidi culturali che un tempo sono stati tra i poli più attrattivi della città. Ad iniziare dai cinema.
Monza era addirittura la nona città d’Italia per biglietti di cinema venduti, vantando sale in ogni quartiere, tra i centrali cinema Manzoni (poi divenuto teatro), Astra, Astoria, Smeraldo, Centrale, Metropol e Teolinda (gli ultimi due a chiudere), e i periferici Maestoso, Cinema Monza, Apollo e San Carlo. Oggi resta solo il Cinema Capitol, ristrutturato ed ampliato negli ultimi anni.