
Grande preoccupazione ad Agrate per gli esuberi, stimati da 800 a 1.500 Contestato anche il piano dei manager, per i lavoratori non garantisce lo sviluppo
"Un piano irricevibile". Dopo i sindacati, anche i lavoratori di St ad Agrate bocciano il progetto dei manager. "Insieme agli esuberi, che in Brianza potrebbero arrivare a 1.500, l’azienda ha parlato di rilancio della produzione – dice Gianluca Cogno, delegato Uilm –. Una fantasia basata in gran parte su un aumento degli ordini e delle quote di mercato dell’auto elettrica che, ormai, è tristemente un disastro".
"L’altro aspetto che non possiamo accettare – sottolinea – è che il Gruppo percepisca soldi pubblici statali ed europei erogati e concessi con l’idea di aumentare l’occupazione sopranazionale, mentre il risultato è che i contributi che arrivano anche dalle tasche dei dipendenti vengano usati per abbassare la quota di lavoro in Italia". Cogno evidenza anche "la scarsa lungimiranza del piano. Oggi – continua – prevedono di arrivare entro il 2027 a 4700 fette di silicio da 300 millimetri a settimana. Numeri che avremmo dovuto raggiungere nel 2020. Peccato che da altre notizie aziendali sembra che la soglia di sostenibilità per rendere profittevole uno stabilimento con questa tecnologia sia almeno di 10mila fette. Queste affermazioni e tutto il resto non fanno che accrescere la preoccupazione per il futuro del sito e del personale. È un settore strategico, ma non si possono fare piani millantando crescite".
Simona Cavarra, altra delegata Uilm, parla di "perplessità" su piani industriali "poco chiari e realistici" che ci sarebbero stati "sin da quando la nuova dirigenza è arrivata al comando".
"Da almeno un decennio – ricorda – una parte di sindacato ha chiesto delucidazioni sui vecchi fabbricati, ma nessuno ha mai dato risposta a questi timori. Hanno preferito fare profitto. L’azienda deve essere più chiara – aggiunge – e sedersi al tavolo ministeriale. Siamo in attesa di conoscere la data in cui presenteranno il piano rivisto, quello che salvi più posti possibile". Per Fiom "gli esuberi zero non bastano – dice Pietro Occhiuto, segretario provinciale – in un campo come quello dei semiconduttori bisogna assumere. Il vero rilancio deve essere quello dell’occupazione. Al prossimo tavolo ci aspettiamo questo".
"I costi della transizione industriale vengono scaricati sui lavoratori, nei licenziamenti non c’è niente di innovativo – attacca Usb –. Sulla filiera del chip serve una regia pubblica".