
Assemblea ad Agrate con i segretari nazionali Barbara Tibaldi (Fiom) e Massimiliano Nobis (Fim). Dipendenti allertati: manca trasparenza e non abbiamo ancora visto un piano industriale.
Ieri un’assemblea ad Agrate, lunedì un’altra a Catania. "I lavoratori sono allertati". Nei reparti e fuori dai cancelli di St, nel sito di via Olivetti, a confermare i nuvoloni neri che si addensano sul futuro del colosso dei semiconduttori, ci sono i segretari nazionali Barbara Tibaldi (Fiom) e Massimiliano Nobis (Fim). La loro presenza racconta il peso della partita che dalla Brianza rimbalza in Sicilia e quindi a Roma. "Aspettiamo che il governo ci convochi da tre mesi, senza risposta. Siamo pronti a manifestare sotto ai ministeri. L’azienda – spiega la sindacalista - ha presentato un piano di tagli dopo avere incassato un cospicuo finanziamento pubblico per ampliare questo stabilimento". "Abbiamo chiesto all’esecutivo di convocarci - sottolinea - perché non c’è trasparenza nei comportamenti e non abbiamo ancora visto il piano industriale. L’unico numero che hanno dato sin qui è che per ogni tre persone che usciranno, ne entrerà una sola". Nobis ricorda che "nel settembre del 2023 il management parlava di fatturato 2028 a 20 miliardi, il 2024, invece, si è chiuso a quota 13". "Chiaramente errori ce ne sono stati tanti – rimarca – sbagliare una previsione in questi termini significa o che non si è capaci, o che si è nascosto qualcosa". St sta affrontando "una congiuntura difficile per il settore – ancora Tibaldi – ma i vertici hanno fatto molti sbagli". "Siamo – aggiunge - in una fase di transizione complessiva, con la Cina e l’America che ci schiacciano, ma c’è anche una denuncia per aggiotaggio negli Usa, in cui si accusa la massima dirigenza di aver annunciato risultati maggiorati per potersi vendere le azioni". "La class action è in corso – ricorda - e speriamo che non sia la verità". St "ha puntato eccessivamente sull’auto - argomenta - ma penso che l’operazione che fanno oggi parli più agli azionisti che al sistema industriale, perché vogliono recuperare un po’ di denaro sulle spalle dei lavoratori e della comunità, che ha messo soldi per ampliare una fabbrica che invece ora vogliono stringere". "La nostra è una preoccupazione forte - afferma Nobis - perché un’azienda come questa non può perdere terreno con la concorrenza, soprattutto nella ricerca e nello sviluppo. In particolare Agrate, che ha sempre avuto un ruolo d’avanguardia".