Monza – Ha vinto un round. Il giudice ha respinto il contrappello che la Procura di Panama City aveva presentato contro la decisione di levargli almeno il braccialetto elettronico. Stefano Conti resta agli arresti domiciliari, ma almeno non avrà più quel peso almeno fino a febbraio, quando comincerà il processo nei suoi confronti per un’accusa che gli ha già fatto trascorrere in prigione, in uno dei carceri più spaventosi del mondo, ben 423 giorni da presunto colpevole di tratta di esseri umani a scopo sessuale.
In pratica, avrebbe favorito la prostituzione di 6 ragazze colombiane. Accusa che l’imputato nega e che in Italia, assicura uno dei suoi avvocati, Vincenzo Randazzo, nella peggiore delle ipotesi "gli costerebbe 6 anni di detenzione e che invece a Panama comporta (questa è la richiesta dell’accusa) 30 anni di reclusione".
In condizioni disumane. In una prigione, a oltre 9mila chilometri di distanza dall’Italia, in cui sono detenute circa 5mila persone, in condizioni igieniche terrificanti, in mezzo a scarafaggi e sanguisughe, senza acqua tranne che per un’ora al giorno, spesso senza nemmeno ora d’aria, in mezzo a risse, omicidi, detenuti sgozzati.
E Stefano Conti, che in quel buco che lui chiama "inferno" è rimasto per un anno e due mesi prima di ottenere almeno gli arresti domiciliari, prova paura e rabbia: "Quando chiudo gli occhi rivedo ancora quel carcere, gli agenti che entrano a metterlo e ferro e fuoco per cercare prove contro di me, rivedo gli scarafaggi. Follia delle follie, i miei due presunti complici di anni ne rischiano addirittura 45 ciascuno, praticamente una condanna a morte. E io non ho ottenuto ancora niente dall’Italia. Sono sotto scacco, ho solo chiesto di potermi sottoporre a questo assurdo processo nel mio Paese, dove almeno si rispettano i diritti umani e invece sono ancora in bocca al Diavolo".
Trentanove anni, cresciuto a Cesano Maderno, da 6 anni residente a Panama, dove aveva fatto fortuna come trader fatturando fino a 5,5 milioni di dollari all’anno ("solo grazie a quei soldi sono sopravvissuto visto che potevo almeno comprarmi da mangiare in carcere"), Conti era stato tirato giù dall’aereo il 15 agosto 2022 "senza nemmeno un ordine di cattura"). "La mia preoccupazione è che se anche dovessi essere assolto, potrebbero volerci anni. Ma temo che vada male, ora che ho denunciato per cospirazione il loro sistema giudiziario vogliono uccidermi".
La famiglia di Conti continua a vivere in Brianza, "ma come posso far venire a Panama mia madre che ha 65 anni e mio padre? Il problema sono le autorità italiane, che a cominciare dall’Ambasciata non stanno facendo nulla. Hanno riportato in Italia Chico Forti, che pure aveva una condanna per omicidio e Ilaria Salis, accusata di aggressione, è riuscita tornare a casa facendosi eleggere al Parlamento europeo.
Non ce l’ho con loro, ma non capisco perché io, che a mio carico ho solo un’accusa che a processo è stata smontata dalle mie stesse presunte vittime, venga lasciato in queste condizioni. Vorrei mandare al diavolo l’Italia, si dimenticata di me. All’ingresso degli uffici del Ministero della Giustizia di Panama, dove mi sono recato a presentare denuncia, c’è un cartello, sopra c’è la scritta: ’Non è obbligo del sistema penale riabilitare i detenuti’. Una frase molto indicativa di come vanno le cose da queste parti, ma in Italia non siamo bestie. La mia unica colpa? Mi piaceva andare a donne, anche a pagamento, cosa che a Panama non è illegale".