Una settimana fa, aveva fatto arrivare moglie e quattro figli a Milano dall’Egitto. Finalmente aveva un lavoro stabile, dal 21 febbraio era entrato in quel cantiere a Monza che sembrava potergli dare un po’ di stabilità. Ci ha trovato una fine tragica. È morto l’operaio egiziano infortunatosi sul lavoro il 24 aprile scorso. Troppo grave il trauma cranico che aveva riportato. Dopo cinque giorni di agonia, sabato scorso ne è stato dichiarato il decesso. L’uomo, Mohamed Abdeltawwab Kamel Mabdrouk, 42 anni, stava lavorando nel cantiere edile di un palazzo in costruzione di via Giacosa – nell’area limitrofa all’cotonificio Cederna – quando era stato colpito da un pezzo di metallo caduto da una gru. Era il primo pomeriggio, poco prima delle 15: il lavoratore, residente a Milano, era stato soccorso dall’automedica e dalla Croce Verde Lissonese. A lanciare l’allarme erano alcuni colleghi. IMohamed, che aveva perso immediatamente conoscenza, era stato portato in codice rosso al pronto soccorso dell’ospedale San Gerardo.
Erano intervenuti anche i vigili del fuoco e una pattuglia della Questura di Monza. I funzionari Ats avevano attivato le procedure ispettive in caso di infortunio: da chiarire se fossero attive tutte le procedure di sicurezza. Addolorati e furiosi i sindacati. Come spiegato da Mary Ciociola, segretaria generale Fillea Cgil, "in quell’azienda non ci lasciavano nemmeno entrare. Occorrono controlli, un monitoraggio mensile per verificare che siano rispettati i criteri di sicurezza e che i lavoratori siano adeguatamente formati". L’azienda, la P.B.S. srl di Pontoglio, in provincia di Brescia, aveva aperto quel cantiere una decina di anni fa. Mohamed lavorava in subappalto per un altra azienda di Napoli, che lo aveva assunto come operaio generico. Ora bisognerà capire ad esempio se l’uomo indossasse il caschetto di protezione. Di certo, la gru da cui si è staccato il pezzo risulta fosse stata sottoposta a ispezione 10 giorni fa. Mohamed era iscritto alla Cgil. E con lui anche il cugino, che lavora per la stessa azienda. "Abbiamo già preso contatti con il cugino - assicura Mary Ciociola -: ci metteremo a disposizione della vedova e dei quattro figli. Proveremo a star loro vicini". Federica Cattaneo, della segreteria di Monza e Brianza della Cgil, torna su un tema che sta molto a cuore al sindacato. "Bisogna estendere a tutti i comuni brianzoli, quindi anche a Monza, il protocollo firmato con i sindacati e l’amministrazione comunale di Vimercate in cui si stabilisce ad esempio la presenza mensile anche nei cantieri privati degli ispettori e dei sindacati. Altrimenti mancherà sempre la formazione e informazione dei lavoratori e non potrà esserci un sistema efficace di controlli sui temi della salute e della sicurezza. Anche a livello nazionale occorre che nei contratti anche privati come quello del cantiere di via Giacosa siano previste le normative che regolano i contratti nazionali. E questo non riguarda soltanto la retribuzione dei lavoratori, ma anche la loro sicurezza. Gli ispettori sono troppo pochi e se non viene consentito a noi e alla polizia locale di entrare nei cantieri sarà difficile che cambi qualcosa".
Il conteggio di quest’anno sembrava promettere bene. Quello di Mohamed è il primo decesso sul lavoro dell’anno, un anno fa si era arrivati a quattro, l’anno prima a 7 e addirittura cinque anni fa si era saliti 14. Ma "non ci sono solo i morti - fa notare Federica Cattaneo - ci sono anche tutti quegli incidenti che lasciano le persone menomate". Negli ultimi cinque anni, secondo i dati di Ats Brianza e Inail, la media degli infortuni denunciati in Brianza è stata di 7.500 ogni dodici mesi su 64mila imprese e 274mila lavoratori. E le malattie professionali sono salite dalle 179 denunciate nel 2020 alle 191 del 2021 fino alle 219 del 2022. "Non si può morire di lavoro" fa notare ancora Mary Ciociola.