DARIO CRIPPA
Cronaca

Striscione contro il massacro a Gaza, l’apicoltore Marco Borella dalla multa al bagno di folla: “Ho vinto la mia battaglia”

Al mercato di Cesano Maderno tanti clienti e attivisti al suo banchetto, alcuni chiedono anche di scattare una foto. “Il mio è un messaggio di pace, contento che abbia avuto più risalto”

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Marco Borella davanti al suo gazebo “vestito“ con lo striscione della discordia

Cesano Maderno (Monza Brianza) – “Ah, sei tu quel ragazzo? Ti ho visto sui giornali, e beh, sì avevi proprio ragione”. Tutto detto in dialetto. La voce quella di una vecchietta soddisfatta fra le bancarelle del mercato in piazza Giacinto Facchetti a Cesano Maderno. La scena si riprete simile, almeno 4 o 5 persone in mezz’ora. Qualcuno chiede anche di fotografare il banchetto. ​“Siamo con te, c’è la libertà di mezzo...”.

Marco Borella, barba lunga e occhi miti, è tornato al suo posto al mercato. Ha montato il suo bancetto, ci ha steso sopra a mo’ di tovaglia una kefia (“lo faccio da un anno, ma di questa non si era accorto nessuno”) e lo striscione di un metro con la scritta ‘Stop bombing Gaza, Stop genocide’. Marco Borella, 42 anni da Caslino d’Erba, per non levarlo l’altro lunedì non aveva chinato il capo davanti a tre carabinieri e si era fatto dare una multa da 430 euro per “propaganda politica non autorizzata“ poi diventata“disturbo alla circolazione stradale“. Si era ripromesso di presentare ricorso. Non ce n’è stato bisogno. Dopo l’ondata mediatica che ha proiettato in cima a tutti i notiziari la storia dell’oscuro apicoltore pacifista finito sotto il maglio di quella che in molti hanno definito censura (il caso era approdato in Parlamento), sono stati gli stessi carabinieri a levargli quella multa “in autotutela".

Il fatto era avvenuto a Desio, “ma ho preferito mantenere il mio solito giro: 2 volte al mese lì e 2 volte a Cesano. Ecco perché sono qui”. Al banchetto ieri c’erano più clienti del solito ieri, e parecchi si fermavano solo a scambiare due parole. “Sono finito in una situazione più grande di me mio malgrado - premette -, sono stato subissato di messaggi e chiamate di solidarietà ma sono contento che il mio messaggio, che voleva essere solo di pace, in questo modo abbia avuto ancora più risalto. Chi voleva zittirmi e ha chiamato i carabinieri ha avuto l’effetto contrario. Quello che sta accadendo in Palestina è terrificante”.

E Marco Borella, che nella vita è un educatore (ha due lauree) precario e da sei anni anche apicoltore (40 arnie nel triangolo lariano) non ha peli sulla lingua: non ha tessere di partito, “ma sto male a vedere cosa sta accadendo. Anni fa ero stato anche di persona in Palestina con un amico, volevo capire come si vive in quelle condizioni: un vero apartheid”.