ALESSANDRO CRISAFULLI
Cronaca

Il clan degli strozzini fra prestiti e intimidazioni: "Abbiamo un pollo da spolpare"

Limbiate, sgominata banda dedita a estorsioni e usura con interessi fino al 200%. Botte e minacce alle vittime: "O paghi o ti cucino quella faccia da porco"

Estorsione

"Se tutto va bene, stai tranquillo perché abbiamo un pollo proprio da risucchiare, da mangiare tutto, un pollo fidati...ci sto lavorando un attimo sopra, fidati, poi trac arrivi tu...". Polli da spennare. E malviventi affamati, mai sazi. Di soldi, ori, orologi e qualsiasi cosa di prezioso. Un banchetto che andava avanti da tempo – con vittime sacrificali imprenditori e altre persone in difficoltà economica, tra minacce e violenze fisiche – che però è stato sparecchiato dai carabinieri della compagnia di Desio. Che hanno arrestato 5 persone (quattro italiani di origine libica e un albanese) per usura ed estorsione: una vera e propria banda specializzata, pronta a tutto. Almeno dieci, secondo le indagini, i malcapitati costretti a pagare cifre esorbitanti – fino a 100mila euro - per sanare il debito contratto con i propri aguzzini: "Se a fine mese non sei pronto vedi te come ti cucino quella bella faccia da porco che hai", una delle tante minacce verso una delle vittime.

Le indagini hanno preso avvio nel 2019, quando quello che si profilava come calvario senza fine per alcune persone è finito sotto la lente di ingrandimento degli uomini dell’Arma. Le vittime non riuscendo a pagare il primo esosissimo debito venivano costrette a rivolgersi agli altri componenti del clan – cui venivano indirizzate dal proprio creditore principale – al fine di reperire il denaro per potersene liberare. Un vero e proprio “consorzio” di soldi a strozzo con interessi anche del 200%.

A far scattare gli approfondimenti dei carabinieri della Stazione di Limbiate coordinati dalla Procura della Repubblica di Milano, una perquisizione eseguita all’interno di alcune abitazioni di Limbiate, con mazzette di soldi e orologi (Rolex ma non solo) lanciati dai balconi, per sfuggire ai controlli. E il rinvenimento di un piccolo tesoro dal valore complessivo di quasi 100mila euro. Un episodio, questo, a cui hanno fatto seguito una escalation di denunce. Prima quella di un 37enne di Limbiate, poi le violenze raccontate da un piccolo imprenditore, caduto in pesanti difficoltà economiche a causa della dipendenza da cocaina e dalla separazione con la moglie. Diversi attori ma stesso copione: minacce e botte fino a convincersi a vuotare il sacco con i carabinieri anche per un 58enne di Bollate, nell’estate del 2021, nei confronti di un membro del clan. In questo caso le vendette avevano coinvolto anche moglie. Lui avrebbe ricevuto nel mese di dicembre 2020 un finanziamento di 40mila euro a fronte di una restituzione di 90mila euro in rate mensili da 2mila euro. In caserma, poi, anche un giovane 22enne che aveva raccontato il suo incubo di sette anni prima. Per un prestito di 700 euro era stato costretto a contrarne altri con soggetti diversi per poter pagare le rate. Un tormento che gli era costato ben 100mila euro a fronte di un debito di droga di poche migliaia di euro (15mila).

La minuziosa attività investigativa durata tre anni (da gennaio 2019 a marzo 2022), denominata “Fax”, ha permesso di ricondurre il tutto all’organizzazione, con i membri tutti inseriti stabilmente in un giro capace di “autoalimentarsi” creando a cascata dei veri e propri “debitori perenni”. Per i cinque usurai è scattata l’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Le indagini però non si fermano.